«Estremamente affascinante e molto contemporaneo». Così Lucio Pellegrini descrive Guglielmo Marconi a cui è dedicata la miniserie Marconi – L’uomo che ha connesso il mondo, in onda su Rai 1 il 20 e 21 maggio. «Una sorta di Steve Jobs della sua epoca con le sue scoperte clamorose ha contribuito a plasmare il mondo in cui viviamo», dice il regista a Ciak parlando del premio Nobel per la fisica, qui interpretato da Stefano Accorsi in età adulta e da Nicolas Maupas da ragazzo.
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Prodotta da Stand by me in collaborazione con Rai Fiction, la miniserie è stata realizzata in occasione del 150esimo anniversario dalla nascita dell’inventore.
Qual è il focus del racconto?
Il rapporto tra Marconi e il regime fascista di Mussolini che chiedeva all’inventore di lavorare ad armi di distruzione potenti che potessero supportare l’Italia in un’eventuale discesa in guerra. Marconi non voleva farlo e non lo fece. Un dilemma molto contemporaneo, al di là del racconto del grande genio che ha contribuito alla scoperta del wireless e di tante altre invenzioni. Quando arrivano le prime leggi razziali, lui ha il sentore di ciò che sarebbe diventata l’Italia di lì a poco. Dunque prende le distanze da un regime che aveva servito per molto tempo. Fino ad arrivare a essere in aperto conflitto con Mussolini e il governo fascista.
Che personaggio scopriamo?
Mi interessava raccontare la sua contemporaneità sotto due aspetti: il rapporto tra tecnologia e potere in anni delicati del secolo scorso – che in qualche modo risuonano ancora oggi – e il suo essere un grande scienziato visionario ma anche un imprenditore. Non solo ha fatto scoperte clamorose ma le ha anche applicate commercialmente. Ha avviato società internazionali poi diventate lo standard mondiale per molti anni. Aveva opinioni estremamente lucide e brillanti sul presente e sul futuro della comunicazione.
Le difficoltà maggiori?
La ricostruzione storica non è mai semplice. Le nostre città sono totalmente cambiate rispetto all’epoca. Inoltre lui viveva su un panfilo ormeggiato a Fiumicino, quindi abbiamo dovuto ricostruire da zero quella che era la sua casa. Un lavoro accurato a cui tenevamo molto.
Tre parole per descrivere la serie.
Sorprendente, contemporanea e per certi versi inedita. È una storia che si conosce poco e che invece bisogna conoscere.