
Michael Douglas è stato intervistato da Repubblica.it in occasione dell’uscita della terza stagione della serie “Il metodo Kominsky” su Netflix. L’attore ha anche rivolto un pensiero verso i suoi genitori scomparsi da poco. Ecco un piccolo estratto dell’intervista:
Lavora come produttore ma ama ancora recitare.
“Molto. Mi sorprende che mi vogliano ancora, che mi propongano progetti. Ho interpretato il Dr. Hank Pym in Ant-Man e Avengers – Endgame e a fine mese sarò a Londra per Ant-Man and the Wasp: Quantumania, terzo capitolo della saga. E sarò Ronald Reagan nella miniserie Reagan & Gorbachev con Christopher Waltz nei panni del leader russo. Mi tengo occupato e mi diverto ancora”.
Lei sta diventando quasi più prolifico del suo leggendario papà.
“Era straordinario, non credo che riuscirò mai a eguagliarlo come attore. Anche perché le nostre sono epoche non paragonabili, basta pensare al modo in cui si oppose al maccartismo, le sue battaglie politiche interne all’industria, e poi tutto il lavoro fatto per beneficenza da lui e sua moglie Anne, la mia madrina, che abbiamo perso solo un mese fa. Quando ho scoperto quanto denaro hanno devoluto per aiutare gli altri ne sono rimasto sconvolto: non lo sapevo neanche io”.
L’attore si è soffermato anche sul momento molto difficile del cinema, affermando che la situazione è molto cambiata rispetto alla pandemia e forse non tornerà mai come prima:
Come vede il futuro del cinema?
“Non so, le sale ne sono uscite enormemente danneggiate e non vedo come potranno rimettersi in piedi. Penso che la voglia di andare al cinema non morirà mai, e spero che si risolva presto anche il numero dei posti limitati. Ma il mutamento è stato drammatico, internet ha modificato anche la comunicazione e la promozione di un film, potremmo non viaggiare più per lanciare un prodotto. Mi ha reso felice il successo di un film indipendente come Nomadland, perché temo che i cinema andranno bene per i grossi film d’azione, mentre lo streaming funzionerà per i film più piccoli e ricercati”.