Tra i titoli di Alice nella città più vicini, c’è sicuramente il The New Toy di James Huth presentato alla Festa del Cinema di Roma 2023. Remake del Professione… giocattolo del 1976 di Francis Veber, con Pierre Richard, il film sarà nelle sale italiane dal 1 novembre, distribuito da Europictures. Un’occasione per godere di una commedia familiare dai temi molto attuali e seri, per quanto trattati con tutta la grazia e la naturale leggerezza di due interpreti come Daniel Auteuil e Jamel Debbouze, protagonisti insieme al giovane Simon Faliu.
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IL FATTO:
Sami vive felicemente in un quartiere della periferia parigina, con la moglie Alice e circondato da vicini e amici. Tira a campare inventandosi i lavori più ingegnosi… Ma quando trova lavoro come guardiano notturno in un grande magazzino tutto cambierà, perché il figlio del proprietario, l’uomo più ricco di Francia, lo sceglierà come suo nuovo regalo di compleanno.
L’OPINIONE:
Non sono poche le differenze con il Jouet originale, in questo remake di James Huth, a partire da quella – di sicuro appeal per il pubblico italiano – della citazione di un classico immortale di Italo Calvino che il regista ha confessato di avere tra i suoi preferiti. Come anche quella relativa al tema della paternità, che nel nuovo film viene sviluppato maggiormente, ma che forse non arriva a caratterizzarlo quanto desiderato, nonostante le interpretazioni convinte di Daniel Auteuil e Jamel Debbouze, padri diversi e parti in causa opposte.
Convinte e convincenti, come anche quella del giovane tra loro, il Simon Faliu già in un paio di capitoli de Le petit Nicolas, al quale questo stesso film accenna e ammicca. Ennesime coloriture di una storia che non necessitava di troppi aggiornamenti e forzature, tanto i temi centrali della disparità di classe e di quanto il denaro possa cambiare le persone – spingendole alla disumanizzazione più estrema e alla perdita della propria identità (sin dal simbolico ribattezzare il povero Sami in Gunther) – restano drammaticamente attuali anche per il pubblico di oggi.
Una cronaca di schiavitù moderna che emerge con nitidezza, pur ammorbidita da situazioni divertenti e pennellate di tenerezza ben giocate, e che complessivamente rendono questo remake una onesta commedia familiare meno banale di quel che la forma suggerisca. Arricchita, per altro, dalla fortunata location del castello a Rochefort-en-Yvelines, utilizzato liberamente grazie allo stop forzato delle attività che ospita dovuto alla pandemia, e dalle maschere dei due co-protagonisti, sempre una sicurezza, ognuno a suo modo.
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Ovviamente Le jouet originale, quello del 1976 di Francis Veber già citato con il titolo italiano di Professione… giocattolo, ma anche il – relativamente – più recente Giocattolo a ore. Altro remake dichiarato, stavolta statunitense e datato 1982, nel quale il regista Richard Donner si affidò all’espressività di Richard Pryor.