“Good Time”, Robert Pattinson da Oscar: la recensione

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Usa, 2017 Regia Ben Safdie, Joshua Safdie Interpreti Robert Pattinson, Ben Safdie, Jennifer Jason Leigh, Barkhad Abdi, Buddy Duress Distribuzione Movies Inspired Durata 1h e 39′

Al cinema dal 26 ottobre 2017

IL FATTO – Chiede lo psicologo allo stranito Nick Nikas: “capisci cosa vuol dire interpretare una frase?”. Nick, nonostante l’aspetto belloccio, è in effetti un ritardato mentale, un giovane che può essere fragile vittima o un gigante violento. Il fratello Connie è quello che si prende cura di lui, tanto che quando lo coinvolge in una rapina “demente” e lo fa arrestare, si impegnerà allo spasimo per liberarlo dall’ospedale in cui, pestato brutalmente in carcere, è stato ricoverato sotto sorveglianza. Sarà una notte travagliata, tra equivoci e rischi anche mortali.

L’OPINIONE – “I perdenti come te non sono in grado di badare a se stessi. Tu sfrutti tua madre o il sistema oppure sfrutti il governo. Finendo in galera”. Così il furbo cacciaballe Connie (tra parentesi: emozionante performance interpretativa di un Robert Pattinson sempre più versatile e completo) sbraita con un occasionale pard, ma noi capiamo che potrebbe benissimo rivolgersi a se stesso.

Good Time è infatti una storia di perdenti metropolitani che si arrabattano a cercare sopravvivenza e futuro in una New York ostica e complicata (in cui vivono anche brave persone, va detto). Ci si frega l’un l’altro ma difficilmente la si sfanga. Il gran merito di questo serratissimo dramma criminale che non sarebbe spiaciuto allo Scorsese di un tempo (tra Fuori orario e Mean Streeets) è di trovare la compassione, cioè l’arte di patire insieme ai propri personaggi, senza cercare effettacci o buonismi.

E’ realismo che non mena colpi bassi alla commozione, non solletica complicità ai buoni sentimenti di ciascuno. E’ tesa storia di azione e psicologia di personaggi. Scritto e diretto da due fratelli, Benny (che è anche il coprotagonsita) e Josh Safdie, da tempo attivi tra short, documentari e lungometraggi, Good Time colpisce per la determinazione e l’acutezza di un progetto senza sbavature di sceneggiatura o messinscena, che ha trovato appoggio e collaborazione anche in due volpi dell’entertainment più ufficiale, lo straordinario Pattinson (da Oscar) appunto e Jennifer Jason Leigh per la quale i personaggi borderline sono ormai prassi consolidata, sicura e facile. Aggiungeteci poi un sottile sense of humour che scorre nascosto (la rapina sembra quella di Woody Allen in Prendi i soldi e scappa, ma senza la comicità), con delinquenti “soliti idioti” (due Gianni e Pinotto drammatici e nevrotici), equivoci clamorosi e un ritmo incalzante, proprio come la colonna sonora elettronica e a volte rumorista che ottimamente l’accompagna e l’innerva (giustappunto premiata a Cannes).

Come avete intuito, per noi uno dei film imperdibili della stagione, ma siamo in ottima compagnia visto che per tantissimi è stata la sorpresa, anzi: il miglior film, dell’ultimo festival sulla Croisette.

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