Arriva in sala dopo le tante polemiche il remake in live-action di Biancaneve con Rachel Zegler e Gal Gadot e la regia di Marc Webb. Un’operazione assai rischiosa nel voler cambiare i presupposti della fiaba originale (frutto contemporaneo di una Disney sempre più “woke”), ma che, seppur carica di difetti, qualche merito riesce a portarlo a casa.
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IL FATTO
In questa Biancaneve è stato aggiunto un prologo dove è bambina (Emilia Faucher) figlia felice del Re Buono (Hadley Fraser) e della Regina Buona (Lorena Andrea) in un regno dove tutto è pace, amore e condivisione. Quando la regina muore arriva però la bellissima Grimilde (Gal Gadot) che prima sposa il vedovo diventando regina e poi lo allontana dal regno. Nel suo dispotico dominio riduce in miseria il popolo e relega al ruolo di sguattera Biancaneve (Rachel Zegler). Quando però lo specchio magico, che ogni giorno rassicura la regina confermandole che è la più bella del reame, le comunica che Biancaneve è più bella di lei non la prende bene: Biancaneve dovrà evitare di essere uccisa, contando sugli animali della foresta, i sette nani, il ladro Jonathan (Andrew Burnap) e la sua banda.
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L’OPINIONE
La sceneggiatrice Erin Cressida Wilson (Secretary; La ragazza del treno) e il regista Marc Webb che ha all’attivo (500) giorni insieme e i due Amazing Spider-Man con Andrew Garfield sono la coppia creativa responsabile di una Biancaneve più combattiva di quella della fiaba e del cartoon del 1937. È abolito il principe azzurro, trasformato in un ladro che si innamora della principessa (siamo così dalle parti di Aladdin e Rapunzel). Finalmente poi è reso esplicito l’equivoco nato nel cartoon, dove non si capiva come una sexy dark lady come la regina strega, allora modellata su Joan Crawford e ora incarnata da Gal Gadot, temesse di essere meno bella della dolce principessina: il problema non è estetico, ma la mancanza di bellezza interiore, su cui non c’è trucco che tenga.
Da segnalare l’esplicita citazione del quadro Il quarto stato di Giuseppe Pellizza da Volpedo nel momento clou della rivolta guidata dalla principessa. Le nuove canzoni originali di Benj Pasek e Justin Paul (Caro Evan Hansen) non lasciano il segno, tanto che si esce dalla sala con in testa il classico Impara a fischettar, mentre non convince la scelta di realizzare in computer grafica i sette nani in quanto creature magiche, tanto più che nella banda di Jonathan c’è anche un attore nano.
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Il cartoon originale del 1937 che rimane un capolavoro insuperabile.