C’è molto della passione per lo storytelling e dell’amore per le Creature di Guillermo del Toro nell’Antlers – Spirito Insaziabile diretto da Scott Cooper. Un salto notevole per un regista che fino a oggi era rimasto con i piedi ben piantati in terra e che dopo aver diretto e sceneggiato Crazy Heart, Out of the Furnace e Hostiles (oltre a Black Mass – L’ultimo gangster) si cimenta con un genere diverso di narrazione. Nello stile e nelle condizioni date, visto che nella sostanza l’impegno sembra essersi trasformato nell’occasione di sviluppare contenuti più profondi tra uno spavento e l’altro.
Antlers – Spirito insaziabile, il trailer ufficiale del film in sala
Nel pieno rispetto delle quote di ‘JumpScare‘ richieste da un prodotto come questo, arrivato – non a caso – in sala proprio alla vigilia di Halloween. E del racconto del quale questo è un adattamento, il The Quiet Boy di Nick Antosca, sceneggiatore affiancato da C. Henry Chaisson e lo stesso Cooper. Come nel libro, siamo in un’isolata cittadina dell’Oregon, dove un’insegnante di scuola media (Keri Russell) e suo fratello, lo sceriffo (un piuttosto appesantito Jesse Plemons, ancora una volta con la stella sul petto e la pistola alla cintura dopo Barry Seal e Game Night), vengono trascinati negli oscuri segreti di un suo misterioso studente (l’incredibile Jeremy T. Thomas, all’esordio al cinema dopo corti e brevi esperienze televisive) che porteranno a terrificanti incontri con una leggendaria creatura ancestrale.
Dopo un primo atto piuttosto dilatato, tipico nella struttura e nella presentazione del contesto e dei personaggi, per fortuna la musica cambia. E acquistano senso anche alcuni accenni precedenti, in tempo per spegnere sul nascere le critiche di chi non accetta che i bambini vengano raccontati come crudeli, tanto più verso gli animali. Puzzole, orsi, sono solo pedine – come OGNI altro essere vivente coinvolto – di un ampio affresco naturalistico, nel quale violenza e sangue non devono mancare.
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Una svolta che segue l’inevitabile mutazione che ci avvicina all’apparizione della creatura che deve aver intrigato il filmmaker messicano prima di ogni altra cosa e che porterà al cinema molti suoi fan. Ma soprattutto che li conquisterà dopo un eccesso di momenti visivamente affascinanti, che spezzano un panorama fin troppo oscuro, e potrebbe ricordare ai più attenti il demone dei nativi americani Algonchini citato nel Pet Sematary di Stephen King.

Tutti buoni motivi per concedere il tempo necessario a un horror che offre una eroina poco credibile, più in balia dei suoi traumi e delle sue paure che vera e propria Final Girl. Anche perché da certe ferite si guarisce in altro modo, non espiandole cercando di salvare la giovane vittima di turno, o accanendosi contro predatori fin troppo facili da trasformare in capri espiatori (ma i danni fatti da Spielberg ne Lo squalo han fatto letteratura). Ancora una volta il bisogno di sopraffare il diverso soffoca ogni altra pulsione, e distrae dalla disperazione quotidiana.
Sono anime tormentate quelle che si scontrano in Antlers, quelle della terra profanata e dei suoi abitanti, il buio circonda tutto, ma attenzione a confondere il thriller messo in scena sullo schermo con una seduta psicanalitica o un pamphlet socio-esistenziale. Le regole dello storytelling vincono su tutto, anche se non sono le immagini – a parte quelle disegnate dal piccolo protagonista inizialmente – le più importanti. Molta della tensione principale è suggerita, accennata, in un crescendo che gradualmente cattura fino al finale, pur privo di veri colpi di scena.
Il racconto The Quiet Boy di Nick Antosca sulla rivista Guernica
https://www.guernicamag.com/the-quiet-boy/