Yōkai, gli spiriti giapponesi in mostra a Firenze (info e foto)

Immagini uniche e inedite, alle radici del J-Horror e del cyberpunk

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Yokai

Dopo l’exploit di Haikyu!!, l’anime sportivo della TOHO distribuito in sala, e mentre si annuncia già l’arrivo dell’evento speciale di tre giorni di Lupin III – La Pietra della Saggezza di Sôji Yoshikawa, si inaugura un appuntamento che sicuramente non lascerà indifferenti tutti gli appassionati di animazione giapponese e della cultura tutta del Sol Levante. Dal 13 giugno – e fino al 3 novembre 2024 – I mostri della tradizione giapponese arriveranno nei meravigliosi spazi espositivi del Museo degli Innocenti di Firenze, grazie a Yōkai. Mostri, Spiriti e altre inquietudini nelle Stampe Giapponesi.

Una mostra che ha già conquistato Monza e Bologna, ma che in questa occasione offre al pubblico in una veste totalmente nuova, grazie alla scelta dei due nuovi curatori Paola Scrolavezza e Eddy Wertheim di cambiare le opere, stavolta per lo più provenienti dall’estero e mai viste in Italia, per realizzare un viaggio straordinario tra le creature che popolano l’antico folklore giapponese, attraverso più di centocinquanta opere del XVIII e XIX secolo, tra xilografie policrome, stampe antiche ancora inedite, libri rari, maschere, armi ed armature che i visitatori potranno godere, prima di perdersi nell’esperienza della spaventosa sala immersiva Vertigo Syndrome, nella quale si promette di poter rivivere il macabro rituale samurai delle cento candele.

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Adatta anche ai bambini e ai ragazzi, la mostra sugli Yōkai propone attività pensate proprio per i giovanissimi dai tre ai dodici anni, come la caccia al tesoro all’interno delle sale della mostra nella quale dovranno trovare le tracce lasciate da un fantomatico esploratore e al termine della quale potranno ricevere in premio una delle dieci spille raffiguranti uno yōkai.

Ma Paola Scrolavezza, tra le massime nipponiste in Italia e direttrice del Dipartimento di Lingue Letterature e Culture moderne dell’Università di Bologna, e Eddy Wertheim, direttore della Japanese Gallery Kensington di Londra, hanno pensato soprattutto agli adulti, che potranno scoprire le diverse forme di spiritualità delle quali è da sempre intrisa la cultura giapponese, in sé predisposta alla proliferazione di creature che nascono dall’intersezione tra fantastico, religione e vita quotidiana come i bizzarri anfibi, gli oggetti animati, i mutaforma, gli scheletri e  i fantasmi che confermano una estetica del grottesco e del mostruoso che emerge nell’arte visiva e nella letteratura giapponesi grazie all’eccezionale vitalità del suo potenziale creativo che le permette di reincarnarsi in immagini e narrazioni sempre nuove.

Come quelle delle figure tradizionali di bakemono e yūrei cristallizzate nelle stampe ukiyoe del periodo Edo (1603-1868) e negli esoscheletri esoterico-apocalittici di Evangelion, nei i tanti Pokémon, gli inquietanti protagonisti del J-Horror e del cyberpunk, fino ai mostri superpiatti di Murakami Takashi e all’estetica urbana del monster kawaii. Esempi – come quelli delle immagini che seguono, riproduzioni di quel che vedrete nella mostra – di come il mostruoso conservi la sua eccezionale energia e continui ad affermarsi come simbolo privilegiato di una cultura percepita come in continua trasformazione.

Composta dai caratteri, () e (kai) – il primo suggerisce fascino, incanto; il secondo significa apparenza, mistero – la parola yōkai descrive innumerevoli creature, “incarnazione di un certo momento culturale – di un tempo, di un sentimento e di un luogo”, come scriveva J.J. Cohen in un famoso saggio del 1994. Concetto sul quale si basa il percorso stesso proposto dalla mostra, che trovate descritto nel dettaglio nella pagina che segue.

 

 

GLI YŌKAI  – Sensazioni, inquietudini e paure dell’epoca Edo

Dopo lunghe lotte intestine, agli inizi del XVII secolo l’epoca Edo inaugurò in Giappone un periodo di pace e stabilità, destinato a durare oltre duecento anni, e caratterizzato dalla politica del sakoku, il “paese chiuso”, volta a impedire qualsiasi contatto con l’occidente, da un rigido controllo politico e sociale e da profondi

squilibri economici. Nella produzione artistica – sia figurativa che letteraria – si afferma l’estetica del “crepuscolo”, in giapponese tasogare, adatta a dar voce a quest’epoca di trasformazioni. Gli yōkai e gli yūrei,

i mostri e gli spiriti che popolano le leggende giapponesi sin dalle origini, quando venivano tramandate oralmente, incarnano alla perfezione sensazioni, inquietudini, paure e desideri frutto di questo preciso momento storico.

Ed ecco che gli odokuro, giganteschi scheletri affamati, i bakeneko, gatti mostruosi, i kappa, esseri acquatici che importunano le natanti, le kitsune, avvenenti donne-volpi, iniziano ad essere raffigurati da artisti famosi invadendo così le stampe ukiyoe, dove si mescolano alle scene e agli spazi del quotidiano – i vicoli cittadini, le abitazioni dei mercanti, le grandi arterie di comunicazione, i quartieri di piacere, i teatri – per raccontare il riemergere di tutto ciò che si cerca di nascondere, controllare, regolamentare: la paura della notte, con le ombre che si celano nelle strade o nelle campagne dimenticate dal processo di urbanizzazione; le passioni che esplodono incontrollate e sfidano i rigidi codici di comportamento; la minaccia delle creature che si nascondono sul fondo dei fiumi e tornano a reclamare lo spazio e il tempo della natura che l’uomo tenta di governare.

 

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