Fernando León de Aranoa, Il capo perfetto è Javier Bardem

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il capo perfetto

Il capo perfetto, chi non ne vorrebbe uno, magari proprio come Blanco, il proprietario di una storica fabbrica di bilance che si ritrova ad affrontare la peggiore settimana della sua vita.

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Interpretato con la consueta bravura da Javier Bardem (se dovesse arrivare una nomination all’Oscar non ci sarebbe da sorprendersi), Il capo perfetto riunisce per la terza volta una affiatata coppia del cinema spagnolo, Bardem per l’appunto e Fernando León de Aranoa. I due hanno lavorato insieme ne I lunedì al sole e Loving Pablo, e adesso si ritrovano in un film dai toni completamente diversi dai due precedenti.

Ecco come il regista racconta questa loro nuova collaborazione, in cui Bardem ha dovuto rinunciare al suo fascino da sex symbol.

“È divertente, abbiamo lavorato insieme la prima volta 20 anni fa e l’ho trattato più o meno alla stessa maniera, ma in un ruolo opposto. Ne I lunedì al sole era un lavoratore, disoccupato, e un po’ ingrassato proprio come Blanco. Mi diceva sempre “mi stai rovinando la carriera, una volta ero un sex symbol”. Ma so che gli piace, in realtà. Per Loving Pablo c’era un riferimento ben preciso,in questo caso avevo in mente un uomo più vicino ai 60 che ai 50, come è invece Javier, che vestisse in quel modo, avesse quella particolare automobile, che emanasse potere nel modo in cui cammina, si muove, parla. Per questo Javier era così importante, perché è in grado di tirare fuori dal personaggio tutto questo. Talvolta penso che la cosa migliore che posso fare per un attore come Javier è semplicemente consegnargli un personaggio scritto bene, lavorarci insieme, provare, e il resto lo mette lui, con la sua gestualità, il suo corpo. È come avere a che fare con Jekill e Hyde. E abbiamo lavorato molto in questo senso anche con gli altri attori.

Aranoa dice la sua anche su come gestire i rapporti personali negli ambienti di lavoro.

“Non fare quello che fa Blanco nel film, per esempio, anche se in un certo senso il suo modo molto personale di approcciare le cose talvolta sembra funzionare. In ogni caso, credo sia difficile non mischiare nelle relazioni lavorative sentimenti come l’amicizia e l’amore talvolta. Penso che più restino separate e meglio sia, tutto resta molto più chiaro, e la cosa dipende certamente anche dal fatto che non tutti I lavori sono uguali e questo fa sì che anche i rapporti siano diversi.”

 

Alla domanda se si sia ispirato a qualcuno in particolare per il personaggio di Blanco, il regista è diplomatico quanto basta.

“Ce ne sono alcuni come lui in Spagna, uomini d’affari, presidenti di grandi squadre di calcio, è una cosa che ho pensato a un certo punto anche di Blanco, sarebbe dovuto essere il presidente della squadra di calcio locale. Ma a parte questo, il personaggio non è basato su qualcuno in particolare, ma su una serie di caratteristiche prese da alcuni di questi uomini che hanno tutti qualcosa in comune: il potere. Se vogliono qualcosa, se la prendono, perché ci sono abituati. Ed è questo che fa impazzire Blanco, il fatto di non essere abituato a non avere ciò che vuole, lo destabilizza, lo frustra, e non è in grado di gestire questa sensazione, reagisce in maniera scomposta come un bambino, ma se hai il potere dalla tua è una reazione che può essere pericolosa. Ed è comune a tutti le persone che avevo in mente quando ho scritto il personaggio.”

E a proposito della discesa agli inferi di Blanco, ecco come l’hanno costruita Aranoa e Bardem.

“Sezionare Blanco nel corso del film è stato un processo interessante e molto preciso. Sia Javier che io sapevamo che c’era bisogno di farlo in modo progressivo, perché il film si apre e si chiude nell’arco di una settimana. Il lunedì è felice e tutto è perfetto, è in attesa della commissione e combatte la sua battaglia, ne ha bisogno, e nel corso della settimana tutto va fuori controllo, ma passo dopo passo, in modo controllato, le cose diventano sempre più strane e senza equilibrio. Il venerdì è un incubo perché nessuno ha fatto quello che doveva fare. Come dicevo, è stato un processo costruito in maniera molto precisa, perché naturalmente non abbiamo girato cronologicamente, come sempre nel cinema, abbiamo iniziato dalla fine e così via, ma sapevamo che lo stato d’animo di Blanco sarebbe dovuto cambiare di poco giorno per giorno. Abbiamo costruito insieme una tabella con i sentimenti di Blanco dal lunedì al venerdì con cui Javier si è aiutato per sviluppare il personaggio.”