“I palmisani su’ strani!”, Marco Manetti, che con il fratello Antonio ha girato il loro nuovo film nel paese, Palmi (in Calabria), a cui i due sono profondamente legati da ragioni affettive, temeva la reazione dei suoi quasi compaesani alla proiezione di U.S. Palmese, ma l’accoglienza è stata calorosa esattamente come la storia stessa invita ad essere. Interpretato da Rocco Papaleo nei panni di un visionario pensionato di Palmi, che per far rimontare la squadra di calcio locale intraprende un’azione quasi folle, U.S. Palmese, al cinema dal 20 marzo con 01 Distribution, è il film che, dopo la trilogia di Diabolik, riporta i Manetti Bros. un po’ alle origini del loro stile registico, semplice eppure visionario.
LEGGI ANCHE: U.S. Palmese, Rocco Papaleo: «Un invito per il Sud ad osare»
U.S. Palmese, la storia
In U.S. Palmese Don Vincenzo (Rocco Papaleo) ha la folle idea di far acquistare agli stessi palmisani un giocatore di punta della Serie A per consentire alla squadra di calcio locale, la U.S. Palmese appunto, di rimontare la classifica. Sembra un sogno folle, ma il testardo pensionato incredibilmente riesce nell’impresa e porta a Palmi il talentuoso, ma problematico, Etienne Morville (interpretato da Blaise Afonso). Etienne, che accetta solo con lo scopo di ripulire la propria immagine, fatica ad adattarsi alle modeste condizioni del paese e della squadra, ma qualcosa in quel luogo e con quegli abitanti lo aiuterà a comprendere il vero valore dello sport e soprattutto delle relazioni umane. La stessa figlia di Don Vincenzo, Concetta (interpretata da Giulia Maenza), che prima aveva strenuamente osteggiato l’impresa del padre, contribuirà a dare, tanto ad Etienne quanto al suo improvvisato mentore, uno sguardo ampio, aperto e più accogliente sul mondo e sulle persone.
LEGGI ANCHE: U.S. Palmese, la recensione del nuovo film dei Manetti bros. a Roma 2024
Ciak ha incontrato i Manetti Bros. e Giulia Maenza per parlare di U.S. Palmese
Questo film è carico di una portata affettiva per voi veramente molto importante.
“Rappresenta tanto, nel senso che ha una natura strana. Abbiamo finito di girarlo ormai un anno e mezzo fa, nel frattempo sono accadute altre cose, abbiamo scritto altre cose, però questo film per noi mantiene un carico emotivo importante, non solo per l’argomento a cui noi teniamo tanto, ma per il fatto che parliamo di una cosa che sta dentro di noi e quindi ci sentiamo anche in imbarazzo. Abbiamo fatto due anteprime proprio a Palmi, nel paese dove il film si svolge, ma i palmisani ‘su’ difficili’, come si dice in Calabria, e noi eravamo terrorizzati. Mostrare questo film anche dopo un anno e mezzo dalle riprese è stato un momento emotivamente molto carico per noi, ma i palmisani si sono alzati tutti in piedi, ci hanno fatto una standing ovation ed è stata una cosa bellissima”.
Siete riusciti a tirar fuori da una materia discussa come quella del calcio mercato un circolo virtuoso, perché si parla di integrazione, accoglienza e di un modo bello di concepire il calcio. Era questa la vostra intenzione fin dall’inizio?
“Assolutamente sì. La nostra intenzione sin dall’inizio era di raccontare un calcio malato che non è più sport e dargli un piccolo consiglio: ritornare a diventare sport. U.S. Palmese è un film che vuole far tornare ad amare il calcio anche a chi non lo ama, far divertire col calcio, però soprattutto è un film sul valore assoluto della comunità, in tutti i sensi, dall’integrazione allo sport, all’unione, all’inseguire un sogno impossibile. È un invito anche al Sud perché riscopra un ruolo che nessuno gli fa mai giocare: quello di esempio. Forse anche un signore agricoltore pensionato di Palmi può insegnare a un ragazzo francese miliardario un punto di vista migliore sulla vita”.
U.S. PALMESE | VIDEO INTERVISTA AI MANETTI BROS. E GIULIA MAENZA