Dopo aver avviato con successo l’universo Citadel su Prime Video e in attesa del primo ciak del quinto capitolo sugli Avengers, Avengers: Doomsday, previsto a breve, Anthony e Joe Russo tornano ad unire le loro forze a quelle di Netflix (e ai suoi ingenti fondi) con The Electric State, uno sci-fi distopico tratto dall’omonimo romanzo illustrato dello svedese Simon Stålenhag, pubblicato nel 2018. Millie Bobby Brown e Chris Pratt guidano un cast nel quale fanno parte anche Ke Huy Quan, Stanley Tucci e Giancarlo Esposito.
IL FATTO
In una versione alternativa e retrofuturistica degli anni ’90, gli umani, grazie ad alcuni potenti dispositivi sviluppati da un magnate della tecnologia (Stanley Tucci), sono riusciti a sedare una ribellione da parte dei robot che chiedevano pari diritti e che ora vivono costretti all’esilio in una riserva dismessa nel deserto. Quegli stessi dispositivi, dei VR chiamati Neurocaster, sono stati legittimati dal governo e usati ogni giorno dagli umani come “anestetizzanti” di coscienze. Restia ai Neurocaster e desiderosa di scoprire che fine abbia fatto suo fratello, apparentemente morto in un incidente d’auto insieme ai suoi genitori, la ribelle Michelle (Millie Bobby Brown) decide di attraversare il paese in cerca di risposte. Questo dopo che un simpatico robot giallo la raggiunge a casa rivelandole di essere proprio suo fratello. Il loro cammino incontrerà quello di Keats (Chris Pratt), un eccentrico contrabbandiere, e quello di un’improbabile scorribanda di robot umanoidi pronta ad una nuova guerra.
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L’OPINIONE
Fin dall’acquisizione dei diritti della graphic novel di Stalenhag, i Russo avevano messo in guardia i fan: il loro The Electric State se ne sarebbe ampiamente distanziato. Un universo troppo «poco comprensibile» per poterlo sviluppare in due ore di film (inizialmente pensato per la sala, quando nel 2022 gli accordi erano ancora in mano ad Universal) ma che, di fatto, i fratelli hanno voluto trasformare in una “loro creatura”. Ovvero, un film d’azione alla Russo con grandi effetti speciali ma ambizioni fallimentari.
The Electric State non fa difficoltà nell’apparire piacevole, perfino a tratti innovativo, ma è limitato nel suo voler piacere al pubblico più giovane dello streaming e non agli occhi più attenti. Sopratutto a quelli dei fan della graphic novel originale, molto più cruda, distopica e inquietante. Ampliando la storia – di fatto, aggiungendo tutta la parte degli affabili robot realizzati in animatronica che sviluppano un’umanità – il film si contorce nel suo messaggio diventando confuso e incoerente nelle sue visioni futuristiche. Sul finale, ad esempio, c’è un evidente messaggio ammonitore anti-tecnologico con chiari riferimenti alla nostra società contemporanea, ormai governata da social media, realtà virtuale e l’intelligenza artificiale (“Ci siamo abituati e abbiamo pensato che quella fosse la vita vera. Ma non lo era. La vita vera è contatto, carne e ossa” dice la Michelle di Millie Bobby Brown sul finale, in piena camera), ma lo spunto è debole, poco incisivo. Così come le tante altre idee futuristiche piazzate nel corso delle vicende, di base anche stuzzicanti e interessanti, aiutate da un reparto VFX notevole, ma davvero troppo vaghe.
Questo perché The Electric State ruota su una trama stereotipata che sai di aver già visto, in forme diverse, ma di base molto simili (e migliori), altrove. Il viaggio dell’eroe, il gruppo di amici improbabili, i cattivi da sconfiggere. E poi ci sono i protagonisti. La versione buffone arrogante di Starlord, pardon, Chris Pratt, seppur divertente e ancora capace di strappare risate qua e là, sta iniziando a sembrare piuttosto preregistrata, come (ancor più) quella di Millie Bobby Brown in versione eroina. Non bastano i look anni ’90, la musica di Alan Silvestri, i simpatici robot in animatronica né la presenza di grandi nomi nel cast (Esposito, Tucci, ma anche le voci di Woody Harrelson, Anthony Mackie e Brian Cox per chi volesse vederlo in inglese) per reggere sulle spalle una distopia avvincente. Soprattutto perché parliamo di un’operazione da 300 milioni di dollari. Di cui, purtroppo già tra qualche settimana, ricorderemo poco e niente.
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I veri capolavori del genere bellico post-apocalittico: le saghe di Mad Max e Terminator. Un riferimento più recente, la bellissima Fallout su Prime Video, Black Mirror per riflessioni più contemporanee e la saga blockbuster di Transformers.