L’aula magna dell’Università Aldo Moro era stracolma per l’incontro con Tahar Ben Jelloun moderato da Concetta Cavallini e organizzato dal Bif&st 2025, dopo la consegna delle chiavi della città dal sindaco Vito Leccese allo scrittore marocchino di cittadinanza francese, che presiede la giuria della sezione Meridiana del festival. “A Bari mi sento a casa, come in tutta Italia, perché mi ha accolto e ha pubblicato i miei scritti. Siamo uniti dagli stessi valori mediterranei: la solidarietà e la fraternità”.
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Durante l’incontro parla della sua inesauribilità passione per la scrittura, dalla poesia alla saggistica, per lui linfa vitale, attraverso cui riesce a raccontare i temi più significativi dell’umanità, dai rapporti interpersonali alle complessità sociali. Poi si dilunga spiegando come funziona la delicata fase della traduzione dei suoi testi in altre lingue: lo scrittore mantiene rapporti personali con i suoi traduttori esteri e cerca di carpirne le differenze linguistiche e, delle volte, rimane inevitabilmente invischiato nel cosiddetto lost in translation.
“Gli americani sono ossessionati dai dettagli, ad esempio. I giapponesi controllano spasmodicamente se ogni descrizione sia attinente alla realtà, cosa di cui mi disinteresso da scrittore. Poi c’è un grande problema nel sud Africa dove parlano diverse lingue e innumerevoli dialetti. La nota dolente più grande, però, è la traduzione in lingua araba in cui ho trovato diverse volte degli errori: e usano anche delle copertine orrende oltre a tradurre male!”.
Il suo ultimo romanzo è uscito due settimane fa in Francia, la continuazione de Gli amanti di Casablanca, che uscirà il prossimo anno in Italia. Anche pittore, nei suoi saggi è sempre stato attento all’arte. “Dipingere per me significa aprirmi sul mondo. La pittura riflette la mia vita oltre l’aspetto serio di scrittore, c’è leggerezza del lato meraviglioso della vita che esprimo attraverso dei disegni colorati, raccontarlo non avrebbe lo stesso impatto per me”.
Ai giovani uditori, poi, un consiglio: “Da adolescente non avevo né tv né radio, mi rimanevano i libri e leggevo qualsiasi cosa. La poesia è ciò che amo di più, credo dovrebbe essere nelle case di tutti. In conclusione, leggere è importante: una società senza lettori è una società senza autori e quindi destinata ad essere arida”.