Mubi, lo streaming d’autore dell’estate

Novità, rassegne e approfondimenti sulla piattaforma (e distributore) del cinema autorale

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mubi first cow

Che piattaforme on demand e cinefilia non siano necessariamente nemiche ma piuttosto potenziali alleate lo dimostra MUBI.

Nei mesi in cui il pubblico italiano torna finalmente a popolare le sale, il servizio streaming dedicato al cinema d’autore (e in particolare a quello che fatica a uscire dal circuito ristretto dei festival) continua la sua corsa tra novità in esclusiva, proposte a tema e retrospettive su autori di ogni epoca.

Tra i debutti di giugno, la commedia rivelazione Shiva Baby, lungometraggio d’esordio della regista e scrittrice canadese Emma Seligman, visto al Toronto Film Festival e al South by Southwest 2020: protagonista Danielle (Rachel Sennott), ragazza bisessuale divisa tra desiderio d’indipendenza e tradizione ebraica.

mubi shiva baby

Dal 9 luglio anche l’acclamato western First Cow (2019, di Kelly Reichardt, Miglior Film ai New York Film Critics Awards e in concorso a Berlino 2020), racconto di un viaggio verso l’Oregon nel XIX secolo che vede coinvolti un cuoco, un migrante cinese e una mucca.

Sempre a proposito di cinema indie, un focus è dedicato al regista statunitense
Stephen Cone, con i film The Wise Kids (2011), Henry Gamble’s Birthday Party (2015) e Princess Cyd (2017).

Tra le rassegne tematiche, Orgoglio senza pregiudizio, sul cinema LGBTQ+, che dal 5 giugno annovera anche 120 battiti al minuto (2017, Gran Premio della Giuria a Cannes),
di Robin Campillo, incentrato sull’impegno del collettivo Act Up-Paris, nella Parigi degli
anni ’90, per sensibilizzare e sfatare pregiudizi rispetto all’AIDS.

Si possono riscoprire pagine ingiustamente misconosciute della storia del cinema, come quelle dei documentari femministi negli anni ’70, con i titoli di Carole Roussopoulos e Delphine Seyrig, Le F.H.A.R. (1971), Just Don’t Fuck (1971), S.C.U.M. Manifesto 1967 (1976), Be Pretty and Shut Up! (1976). Alle due artiste e attiviste è dedicato anche il doc Delphine and Carole (2019), di Callisto McNulty.

Non mancano naturalmente i maestri internazionali: come Abbas Kiarostami, di cui a giugno sono approdati su MUBI Dov’è la casa del mio amico? (1987), Sotto gli ulivi
(1994), Il sapore della ciliegia (1997, Palma d’oro a Cannes) e Il vento ci porterà via (1999).

E come Yasujirō Ozu, con Fiori d’equinozio (1958), Buon giorno (1959), Tardo autunno (1960) e Il gusto del sakè (1962). Per quanto riguarda il grande cinema italiano che fu, una chicca davvero imperdibile è il documentario Elio Petri: appunti su un autore (2005), di Federico Bacci, Nicola Guarneri e Stefano Leone: dove si ripercorre la carriera del regista di Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto, sempre al crocevia tra cinema di genere, sperimentazione e polemica politica.

Tra le voci affermatesi negli anni più recenti, invece, abbiamo lo svedese Ruben Östlund,
con la Palma d’oro The Square (2017), satira ambientata nel mondo dell’arte contemporanea, e Involuntary (2008).

I percorsi suggeriti dalla piattaforma, comunque, si articolano anche per decenni, festival, generi e nazioni (irrinunciabile, tra gli altri, la rassegna sul Nuovo Cinema Brasiliano). Gli stessi utenti possono creare e condividere le proprie antologie personalizzate, in quella che vuole consolidarsi come una vera e propria comunità di appassionati. Cui si offre anche una sezione di approfondimento quotidiano con articoli e interviste (Notebook).

 

Senza dimenticare che MUBI (il cui catalogo è fruibile su abbonamento mensile o annuale, con 7 giorni di prova gratuiti) è anche un distributore che punta dichiaratamente a integrare sala e online: come nel caso di Matthias & Maxime di Xavier Dolan e Ema di Pablo Larraín