Madame Clicquot, la vedova arancione

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Clicquot

Ogni volta che stappate una bottiglia di Veuve Clicquot sappiate che state bevendo un pezzo di Storia. Nel vero senso della parola. Fondata nel 1772 da Phillippe Clicquot-Muiron, la Clicquot è una delle molte aziende vinicole della regione di Reims, patria mondiale dello champagne. A quei tempi, nella maggior parte dei casi, la vigna era solo un affare collaterale, soprattutto perché lo champagne non aveva lo stesso mercato del Borgogna o del Bordeaux.

Tant’è che se non fosse stato per il figlio di Philippe, François, probabilmente non avremmo mai potuto assaporare le meraviglie del Veuve, anzi, a dirla tutta chissà se pure avremmo avuto lo champagne come oggi lo conosciamo. Già, perché il colore paglierino, il perlage, sono merito di una donna, la vedova Clicquot per l’appunto, Barbe-Nicole Ponsardin. Fu lei infatti a inventare la tecnica del ridding, ovvero il capovolgere e ruotare le bottiglie per far sì che i lieviti non si depositino sul fondo, lasciando così il liquido trasparente, invece che torbido com’era due secoli fa. Barbe-Nicole sposò François e abbracciò il desiderio dell’amato consorte di produrre il migliore champagne del mondo. Lo fece, ma da sola, perché François, uomo instabile e idealista, non resse allo stress dei ripetuti fallimenti a cui andò in contro, e morì di febbre tifoide, o forse suicida a causa della depressione.

Di questo e di tutto quanto accadde dopo parla Madame Clicquot

Film fortemente voluto dalla sua protagonista, Haley Bennett, già protagonista del Cyrano in musical diretto da Joe Wright. Bennett, che abbiamo incontrato alla Festa del cinema di Roma 2023, dove il film è stato presentato in anteprima, ci ha raccontato da dove è nata questa passione per la storia di questa donna molto speciale.

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«Tutto è partito proprio mentre ero sul set di Cyrano, a Noto, in Sicilia. Un’amica sommelier mi ha regalato un libro sulla vita di Barbe-Nicole (per la cronaca, il libro in questione è The Widow Clicquot: The Story of a Champagne Empire and the Woman Who Ruled It, di Tilar J. Mazzeo n.d.r.) e mentre lo leggevo ero affascinata dalla figura di questa donna eccezionale.

Quando ho cominciato a parlare di lei per portare avanti lo sviluppo del film mi sono resa conto che praticamente nessuno fuori dall’industria vinicola sapeva della sua esistenza, nonostante si stappino ogni anno milioni di bottiglie di champagne che portano il suo nome. Quello che volevo era raccontare la storia di una relazione tumultuosa tra due persone che insieme hanno costruito qualcosa di incredibile.

Senz’altro è la cosa che ho amato di più della sceneggiatura, e poi c’era anche un altro aspetto. Ogni anno passo del tempo in una vigna in Toscana e amo molto la realtà di quel posto, così lontano dalla falsità del lusso e del glamour, invece ben radicato nella terra.

Questo mi ha fatto pensare che quello che effettivamente François e Barb stessero cercando di creare fosse una diversa forma di libertà rispetto alla società che li circondava. Entrambi erano figli di ricchi industriali tessili, ma quella vita non li interessava, erano in cerca di qualcosa di diverso, volevano affondare i piedi e le mani nella terra, sporcarsi e allontanarsi dal resto».