Negli ultimi anni della Seconda guerra mondiale in Germania, in un piccolo paese sul confine orientale, si svolse l’ennesima crudeltà del regime nazista, non è nota come tante altre e certamente è stata più circoscritta, ma fu ugualmente tragica ed è forse una di quelle che rappresenta in maniera vivida ai nostri occhi di oggi il livello disumanità che può raggiungere un sistema dittatoriale. Era il 1943 e Hitler fece ingaggiare un gruppo di giovani tedesche in buona salute perché assaggiassero le pietanze a lui destinate per verificare che non fossero avvelenate. La drammatica esperienza delle donne scelte dalle SS è raccontata nel libro di Rossella Postorino a cui il regista Silvio Soldini si è ispirato per il suo film, Le assaggiatrici, dal 26 marzo al cinema con Vision Distribution.
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Le assaggiatrici, trama
Nell’autunno del 1943, mentre suo marito è impegnato al fronte, la giovane Rosa fugge da una Berlino sotto assedio per rifugiarsi in un piccolo paese rurale vicino al confine orientale dove vivono i suoi suoceri. Ben presto Rosa scopre che il villaggio, apparentemente tranquillo per quanto povero ed affamato, nasconde un segreto: all’interno della foresta con cui confina è celato il bunker in cui Hitler ha il suo quartier generale, la Tana del Lupo.
Il Führer, ossessionato dall’idea che i suoi nemici attentino alla sua vita, ordina che venga prelevato un gruppo di donne del villaggio perché assaggino i cibi cucinati per lui. Tra queste c’è anche Rosa, che una mattina viene portata in una caserma dove, insieme ad altre giovani donne, viene sottoposta ad analisi cliniche scrupolose. Diventeranno le assaggiatrici del Führer e ogni giorno, a pranzo e cena, per una manciata di denaro, saranno obbligate a testare le pietanze, rischiando di essere avvelenate ad ogni pasto, prima che vengano offerte ad Hitler.
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“Le assaggiatrici”, scritto da Isabella Postorino, è ispirato alla vera storia narrata nel 2012 da Margot Wölk quando aveva ormai 95 anni, la quale, poco prima di morire, rivelò di essere stata una delle giovani tedesche costrette ad assaggiare i pasti di Hitler. Nessuno aveva mai saputo dell’esistenza delle assaggiatrici. Margot Wölk è stata l’unica tra loro a sopravvivere alla fine della guerra.
Il regista Silvio Soldini
Colpito dalla storia e dal romanzo di Postorino, Silvio Soldini ha realizzato il suo film, Le assaggiatrici, interamente in tedesco. “Quando mi è stato proposto un film dal romanzo e l’ho letto, ne sono stato catturato”, ha detto Soldini, che per la seconda volta dopo Brucio nel vento (2002) si è cimentato con una lingua che non conosce, ma “d’altronde in che altra lingua avrei potuto girare un film che racconta una storia ambientata nel 1943 in Germania?”.
“Non avevo mai fatto un film d’epoca e devo confessare che da spettatore troppo spesso sento una sensazione di costruito. Mi rendo conto ora che mentre preparavo Le assaggiatrici era questa la mia prima preoccupazione: riuscire a credere alla vita e alla verità di queste giovani donne che ottant’anni fa hanno realmente vissuto quel dramma, e questo all’interno del rigore di una messa in scena che sentivo necessaria a dare forza al racconto. In fin dei conti la sfida è sempre quella. Una questione di ‘verità’”.