La treccia, Fotinì Peluso protagonista di una storia internazionale

Intervista alla giovane attrice vincitrice del Ciak d’oro 2023 e del David Rivelazioni Italiane

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Fotinì Peluso, La treccia

In un panorama affollatissimo di attori e attrici in continua, legittima tensione per la visibilità, di un ruolo in più che indichi finalmente una via per il sospiratissimo successo, ogni tanto capita di imbattersi in profili completamente diversi. Eccezioni che riescono a vivere una delle professioni più difficili al mondo con un misto di impegno, fatalismo e serenità. E restituiscono un sapore autentico al talento. È il caso di Fotinì Peluso. Lei, 25 anni, divisa tra l’Italia, la Grecia (“Il mio altro Paese d’origine”) e Parigi, vive da qualche anno una serie di progressivi successi tra cinema e serie tv che sembrano non spostarla dal suo centro. Che sintetizza così: “La speranza di arrivare serena a fine giornata”.

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Dentro e fuori dal set. “Dentro” i set si è fatta notare ne Il colibrì, poi nella premiatissima serie Tutto chiede salvezza, e nei mesi scorsi in titoli come Dieci minuti e il franco-italiano La treccia (La tresse), in cui è una delle tre protagoniste e che esce ora in Italia dopo un importante successo in Francia.

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Nel frattempo, ha collezionato belle recensioni e premi importanti: un Ciak d’oro, un Nastro d’Argento e un David come Speranza del nostro cinema. Il tutto grazie a una capacità disarmante di entrare nella parte, qualsiasi essa sia, e di essere totalmente a suo agio davanti alla macchina da presa: sempre, sincera, adeguata, se stessa, senza mai andare sopra o sotto le righe. Ora è il momento di scoprirla ne La treccia. È l’adattamento cinematografico dell’omonimo best seller di Laetitia Colombani, divenuto un fenomeno internazionale, con più di 2 milioni di copie vendute e traduzioni in 40 lingue.

La treccia

La Colombani lo ha trasformato in un film da lei scritto e diretto, diviso in tre episodi collegati tra loro, girati in Italia, Canada e India da Curiosa film e Moana Film in coproduzione con Indigo Film per l’Italia, Forum Film per il Canada e SND per la Francia. Le tre protagoniste sono, oltre a Fotinì, Kim Raver e Mia Maelzer, nella storia legate senza saperlo: l’indiana Smita è una “intoccabile” pronta a tutto per dare alla figlia un’educazione. La canadese Sarah è un avvocato di successo, che si scopre malata giusto alla vigilia della fioritura professionale. L’italiana Giulia lavora nel laboratorio di cascatura a conduzione familiare del padre in Puglia. E quando lui è coinvolto in un grave incidente scopre che l’azienda di famiglia è sul lastrico. Smita, Giulia e Sarah si ribellano alla sorte che è stata loro assegnata e decidono di lottare, tessendo una rete di speranza e solidarietà.

Ne abbiamo parlato con l’attrice italiana, che a Ciak abbiamo ormai un po’ “adottato”, per la bravura, la semplicità e la sincerità che la caratterizzano.

Protagonista di un film internazionale: la tua crescita professionale continua. Fa effetto?

Ma io mica avevo capito di essere una delle protagoniste! Pensa che sono ‘atterrata’ sul set direttamente da una serie che stavo girando da mesi in Grecia e mi sono trovata in questo mondo nuovo, con tecnici nuovi, costumisti nuovi… Ci ho messo un po’ ad abituarmi. Ma la storia è così bella, e lei, Letitia, è stata così brava nel coinvolgerci…

Come è successo di essere scelta?

La regista non mi conosceva, le ho inviato un video e mi ha chiesto di vederci a distanza, e poi ci siamo viste ed è stata un’evidenza per entrambe, la sua storia mi parlava

La Colombani ha detto di averti voluta anche perché sei “una bellezza ignara di sé”.

Se dicessi che non so di essere carina sarei ipocrita. Di questo, come dire? Ringrazio mia madre (dentista greca) e mio padre (avvocato romano). Ma a dire la verità, quando mi vedo sullo schermo non mi piaccio mai. E non amo particolarmente gli specchi

E con i provini che rapporto hai?

Non mi fanno più paura. Anzi, li trovo un modo utile, sano, per conoscersi e trovare una linea per il personaggio

Sei anche tra le protagoniste di un film italiano molto atteso, A mani nude, opera seconda di Mauro Mancini, quello di Non odiare, che secondo indiscrezioni sempre più insistenti sarà in concorso a Venezia. Anche lì è iniziato tutto con un provino?

Sì. E lavorare con Mauro mi è piaciuto tantissimo! Lui ti cambia la prospettiva con la quale ti guardi intorno. Sei in una stanza, e scopri una cosa che non credevi di vedere. E poi c’è Alessandro Gassmann: strepitoso

Nel frattempo le cose vanno benone: hai appena ritirato il David come speranza del nostro cinema in diretta tv su Raiuno..

Ecco: essere una speranza, una rivelazione, mi piace moltissimo. Certo, sono tipo otto anni che lavoro, ma davvero vorrei sentirmi una speranza per tutta la vita

È un modo per dire che il successo professionale per te non è importante?

No, dai, non esageriamo: ho le mie ambizioni, e anche le mie delusioni. Quando faccio una cosa mi piace farla al meglio, e sono critica quando mi sembra di non esserci riuscita. Ma non voglio e non posso dare il potere di decidere come sto a qualcosa che è fuori dal mio controllo, come l’essere scelta per un film o una serie

Ormai la gran parte degli attori e delle attrici sognano di diventare registi. E tu?

Intendi scrivere io qualcosa? Ma in realtà già lo faccio, da tempo. Però non sono cose interessanti. Quando le rileggo, non piacciono neanche a me!

Cosa altro hai girato, nel frattempo?

Sono in una serie svizzera che si chiama Gli indocili. Abbiamo finito le riprese della seconda stagione di Tutto chiede salvezza, e a fine giugno in Francia uscirà Il bambino che misurò il mondo, di Takis Candilis, in cui ho un piccolo ruolo

Ecco: i piccoli ruoli. Lo scorso anno, quando Ciak ti premiò per il talento in Il colibrì e Tutto chiede salvezza, ci hai detto che secondo te non esistono. Ora che stai diventando una protagonista, la pensi ancora così?

Più di prima! Quando sei in scena per pochi minuti, devi riuscire a dare in quel poco tempo un’idea completa del personaggio che ti è stato affidato. Ed è bellissimo, e difficile”.

Hai capito perché ti piace fare l’attrice?

Sì! Perché posso interpretare tante donne che vorrei essere, ma non sono