La casa degli sguardi, Luca Zingaretti al Bif&st: «il dolore è catartico»

L'attore e regista presenta la sua opera prima nella sezione Pomeriggio al Petruzzelli

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Uno scroscio convinto di applausi ha accolto Luca Zingaretti al teatro Petruzzelli di Bari al termine della proiezione de La casa degli sguardi, il film che segna il suo esordio alla regia, liberamente tratto dal romanzo omonimo di Daniele Mencarelli, con Gianmarco Franchini nel ruolo di Marco, un ventitreenne con un problema con l’alcol in cui affoga il dolore e l’assenza della madre.

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Erano dieci anni che volevo passare alla macchina da presa – ha spiegato Zingaretti, tra i protagonisti di punta della terza giornata del Bif&st 2025  e quando mi sono imbattuto per la prima volta nel romanzo di Mencarelli ho sentito subito che era la storia giusta da raccontare, perché parla della straordinaria capacità di noi esseri umani di risollevarci da ciò che ci capita. A un certo punto vedi una luce in lontananza che ti indica l’uscita dal tunnel e ti rimetti in piedi. E intraprendi, non senza altre cadute, il viaggio verso la rinascita. Poi mi dava possibilità di raccontare cose a me chiare tra cui il dolore che oggi come società non ci permettiamo più non sta bene mostrarlo perché bisogna essere sempre performanti. È un errore. Il dolore e la felicità sono due sorelle gemelle. Ci dimentichiamo che il dolore non può essere fuggito perché è della stessa materia di cui è fatta la vita poi è catartico se non ci immergi non puoi lasciartelo alle spalle”.

Nella trasposizione cinematografica sono cambiate alcune cose, come la figura del padre, che è molto più presente rispetto al libro: prepara da mangiare al figlio, cerca di accudirlo perché rimasto orfano di madre. “Lui è un uomo semplice, che appartiene alla working class e continua a lavorare nonostante abbia perso la moglie. Si alza ogni mattina e fa ciò che deve e si prende cura del figlio come può fare, con la sua presenza, con il suo stare. Questo dà grande valore al personaggio e alla speranza del protagonista. Interpretandolo io, ci ho messo delle cose che mi appartengo, come alcune frasi che mio padre diceva a me, mio fratello e mia sorella”. La figura della madre invece, nel film scompare. “Racconto l’importanza della madre in questa famiglia attraverso la sua assenza e semino alcuni indizi che ricordano il tempo in cui c’è stata. Lei è sempre presente nonostante non si veda, ma non potevo inserire anche il suo personaggio che sarebbe stato troppo forte portando il rapporto padre e figlio in secondo piano”.

Zingaretti ha confessato che sul set si sentiva instancabile, non avrebbe mai smesso di girare, scoprendo che il suo sogno di regista è ancora più bello di quanto immaginasse. “Il confronto col pubblico è davvero come lo raccontano: consegni la tua creatura agli altri e soltanto in quel momento vive davvero. Noi pensiamo di volere i soldi, la macchina, l’appartamento nella vita, ma l’unica cosa che vogliamo davvero è essere percepiti dal prossimo”.