Una storia vera, da un passato recente ma tragicamente attuale: la liberazione della giornalista inviata del Manifesto Giuliana Sgrena, rapita in Iraq nel 2005 da un gruppo del Jihad islamico, effettuata da Nicola Calipari, responsabile del Sismi nei territori iracheni, che diede la vita per portare a termine la sua missione, è ora al centro del racconto de Il Nibbio, il film diretto da Alessandro Tonda (The Shift) e scritto da Sandro Petraglia, che vede protagonisti Claudio Santamaria, Sonia Bergamasco e Anna Ferzetti.
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Nel giorno dell’anniversario della morte di Nicola Calipari, il 4 marzo, a vent’anni esatti dalla sua scomparsa, Il Nibbio avrà la sua premier e sarà poi disponibile al cinema dal 6 marzo con Notorius Pictures. Un film su un uomo, Nicola Calipari, che non avrebbe amato essere definito un eroe, ma che di fatto per la dedizione e l’umanità con cui ha compiuto ogni sua missione – e quella con Giuliana Sgrena in modo particolare – merita di essere ricordato come tale.

Per lo sceneggiatore Sandro Petraglia non è stato facile ricostruire l’esperienza di Nicola Calipari senza poter inventare troppo. “All’inizio sono entrato nella storia leggendo il libro che aveva scritto Gabriele Polo, all’epoca direttore del Manifesto, che aveva avuto rapporti con lui subito dopo il rapimento di Giuliana Sgrena – ha spiegato Petraglia alla stampa – Poi c’era il libro di Giuliana Sgrena stessa che raccontava il mese passato in quella prigione. Ci sono anche molti articoli di giornale, ma che aggiungevano assai poco. Quindi ho pensato che non potevo fare questo film se non fossi riuscito a parlare con la moglie di Calipari. Ho incontrato Rosa per cercare di capire con lei come si poteva raccontare questa storia”.
Il Nibbio non è la fredda cronaca di un evento politico, né una spy story, né il resoconto della porzione di una gloriosa biografia, ma racconta una storia umana, intima e personale inserita nel contesto di un momento storico complesso, significativo e drammatico i cui strascichi ancora oggi si vedono. “In queste storie ci si entra in punta di piedi, con una grande delicatezza e sensibilità – ha spiegato Claudio Santamaria – Il mio obiettivo era quello di far uscire il grande calore umano che Nicola aveva con la famiglia, ma che aveva anche nel suo lavoro. E poi mostrare un uomo delle istituzioni, per come tutti vorremmo che fossero, un uomo che metteva al centro di tutto la protezione del santuario della vita, la sacralità della vita. Un uomo che, anche quando non si trovava ancora nei servizi segreti ed era nelle varie questure che ha frequentato, ha sempre cercato di portare la verità e la giustizia ovunque”.
Il Nibbio si concentra esclusivamente sui 28 giorni dal rapimento di Giuliana Sgrena fino alla sua liberazione. Per il regista Alessandro Tonda l’obiettivo era raccontare la figura di Nicola Calipari, un uomo comune votato alla giustizia e al senso dello Stato, senza connotazioni ideologiche. “Ci troviamo di fronte alla figura di uomo che non stava sotto i riflettori, un personaggio non iconico come un Craxi o un Andreotti. La volontà era quella di celebrare un uomo e ricordare ciò che ha fatto di importante nella nostra storia”, ha detto Tonda.
Nicola Calipari fu ucciso da soldati statunitensi il 4 marzo del 2005 dopo aver salvato Giuliana Sgrena dalle mani dei terroristi iracheni, mentre con lei si recava in macchina all’aeroporto di Baghdad. “Dov’è la verità? Dov’è la giustizia? Chi ha ragione?” si chiede, rispetto ad un caso ancora oggi non del tutto chiarito, Claudio Santamaria, che per interpretare Calipari ha perso quasi 12 kg. “Io volevo che sullo schermo lui rappresentasse la parte del dialogo, della mediazione, che era la sua modalità di azione e che non fosse fisicamente prestante”.
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