Il mercato italiano dell’audiovisivo cresce ancora 

Al Mia di Roma il rapporto dell’Associazione Produttori Audiovisivi illustrato dalla presidente Chiara Sbarigia: “Il valore delle produzioni è passato da 1 a due miliardi”. Ma vanno snelliti gli iter per l’accesso agli incentivi e al tax credit

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Il mercato dell’audiovisivo italiano è in costante crescita, ma ha ancora aggiustamenti da fare per essere davvero competitivo nel panorama internazionale. Tra questi, uno snellimento degli iter formali per accedere agli incentivi. E’ quanto emerge dal sesto rapporto sulla produzione audiovisiva nazionale pubblicato dall’Apa (Associazione Produttori Audiovisivi) ed esposto durante la decima edizione del MIA (Mercato Internazionale Audiovisivo), che, sotto la direzione di Gaia Tridente e promosso da Anica ed Apa, ha riunito a Roma, ospiti della Presidente Apa e di Cinecittà Chiara Sbarigia, i protagonisti dell’industria audiovisiva internazionale, tra cui il sottosegretario alla cultura Lucia Borgonzoni, la direttrice Rai Fiction Maria Pia Ammirati, la vicepresidente per i contenuti Italiani di Netflix Eleonora Andreatta, il vice presidente esecutivo di Warner Bros. Discovery Alessandro Araimo, e il direttore fiction, RTI-Mediaset Daniele Cesarano

«Nel 2023 ha spiegato Sbarigia il valore della produzione è passato da 1 a 2 miliardi. La crescita del mercato comporta, quindi, grandi opportunità, ma anche sfide, entrambe da cogliere appieno per essere sempre competitivi».

Aumentano nell’ultimo anno il numero delle opere italiane destinate a tv, piattaforme di streaming (vod) e cinema. Proprio quest’ultimo dal 2022 ha registrato un incremento del 22%, confermandosi in grande recupero dal post pandemia, nonostante questo, però, non riesce a superare il primo mezzo audiovisivo italiano, che resta sempre la tv, con i suoi 71% di ricavi totali del mercato durante il 2023 (più di 8 miliardi di euro) e la sua sempre più ampia e seguita offerta seriale. 

L’incontro al Mia per illustrare il rapporto Apa

Crescono in titoli e ore Netflix e Paramount, arretrano Amazon, Discovery, Raiplay e Mediaset Infinity, dimostrando come una proposta diversificata, sia in termini di generi sia di formati sia di linguaggi, in grado di abbracciare qualsiasi tipo di utente, si riveli una manovra vincente: non soltanto fiction, ma anche documentari, film, prodotti originali, reality ed adult animation che raccontano l’Italia dal Nord al Sud.

«A partire da quest’anno – ha detto ancora Sbarigia – il settore della produzione di contenuti entra in una nuova fase. Nel quadro di un consolidamento generale vanno selezionati maggiormente i progetti e valutata la qualità del prodotto per creare appeal internazionale. Forte la crescita di contenuti destinati ai bambini ed ai pre-adolescenti, che rappresentano un segmento sempre più rilevante, poiché trainano anche le produzioni internazionali».

Il sistema degli incentivi fiscali è tra i principali incentivi. In Italia, ha sostenuto il 40% delle produzioni soltanto nel 2022, ma non è giudicato sufficiente, considerando che il Regno Unito, ad esempio, nello stesso anno ha sostenuto il triplo dei progetti. Anche il tetto di finanziamento massimo italiano risulta tra i meno rilevanti nella media europea, garantendo un limite di 9 milioni a progetto, contro quello di 30 milioni francese, mentre il tetto massimo, in Inghilterra, non esiste affatto.

«Il tema più importante da affrontare esteri – ha concluso la presidente Apa è come ci confrontiamo con gli altri Paesi e l’obiettivo è investire in un prodotto di narrazione che esca dai confini italiani, portando all’estero la nostra produzione identitaria».

Leggermente in crescita nell’ultimo anno anche la componente femminile nel comparto produttivo, che arriva ad una media del 28,6%, confermando la regione Lazio al primo posto con il maggior numero di donne imprenditrici nel settore cinematografico. 

Insomma, l’audiovisivo sta crescendo, si evolve e cerca di stare al passo con il resto dell’Europa, nel settore sono impiegate oltre 100mila persone e per riuscire ad essere più competitivi sul mercato internazionale vanno creati nuovi profili professionali, investendo appunto sulla formazione.