A più di sessant’anni dall’uscita dello straordinario film di Luchino Visconti, Netflix realizza la serie televisiva ispirata all’omonimo romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Il Gattopardo, con una produzione internazionale che rilegge il capolavoro letterario italiano. A Kim Rossi Stuart l’arduo compito di impersonare il principe di Salina, Don Fabrizio Corbera detto il Gattopardo, affiancato da Benedetta Porcaroli nei panni della figlia Concetta, personaggio a cui la serie sceglie di dare un respiro assai più ampio rispetto al romanzo e al film, con Saul Nanni interprete del nipote Tancredi Falconeri e Deva Cassel l’affascinante Angelica Sedara.
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Il Gattopardo di Netflix, la serie in sei episodi disponibile sulla piattaforma a partire dal 5 marzo, è una produzione internazionale che vede come creatore Richard Warlow e regista Tom Shankland, con il contributo di Giuseppe Capotondi (episodio 4) e Laura Luchetti (episodio 5).
Direttamente dal romanzo di Tomasi di Lampedusa
Sebbene sia impossibile prescindere dal capolavoro di Visconti del 1963, alla presentazione de Il Gattopardo a Roma, nello stesso salone dell’Hotel Plaza che ha ospitato le riprese del ballo del sesto episodio, il creatore e sceneggiatore della serie Richard Warlow ha sottolineato che la serie è basata principalmente sul romanzo di Tomasi di Lampedusa. “È una cosa che capita una volta nella vita, un privilegio unico – ha detto Warlow – È stata sicuramente anche una sfida, perché naturalmente si trattava di un mondo e di una bellezza che andavano tradotti per lo spettatore”. Per Warlow è stato fondamentale cercare di rendere più immediati i bisogni e i desideri dei personaggi, mostrando il loro mondo travolto dai cambiamenti storici.
Quasi intimo e personale è invece il rapporto che lega il regista Tom Shankland al romanzo. Figlio di un insegnate di letteratura italiana in un’università inglese, affascinato dal romanzo sin da giovane, Shankland racconta di aver cercato di rendere il mondo del Principe Salina immediato e coinvolgente, mantenendo l’autenticità storica e culturale. “Questo romanzo così tanto ricco racconta la storia di una famiglia in un mondo che cambierà e mette i personaggi al centro di questa rivoluzione”, ha detto Shankland.
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La sfida di Kim Rossi Stuart
La sfida forse più immediatamente visibile è stata però quella di Kim Rossi Stuart che ha dovuto incarnare non solo un personaggio dal fascino straordinario, per altro già ben rappressato da un indimenticabile Burt Lancaster nel film di Visconti, ma anche caratterizzato da una presenza fisica che l’attore sentiva lontana da sé.
“Quando ho letto la sceneggiatura mi sono prima di tutto confrontato con questa immagine mastodontica. Quasi 2 metri di uomo, pesante, con questa superbia, questa forza – ha detto Rossi Stuart – Io mi percepisco invece molto esile, fragile, insicuro e inizialmente ho avuto l’impressione di dover fare un triplo salto mortale. Poi ho letto il libro, ho avuto accesso a tutto il mondo interiore del principe e mi sono avvicinato a lui. È un intellettuale sopraffino, cosa che io non sono, ma ha anche una sua fragilità e davanti a me si è prospettato un personaggio davvero articolato ed entusiasmante”.
D’accordo con il regista, Rossi Stuart ha così deciso di aumentare anche la propria massa fisica e lavorare sulla propria voce perché avesse un aspetto più profondo. “A volte i personaggi ci danno la possibilità di tirare fuori cose che in noi erano sopite, cancellate, represse – ha commentato l’attore – Mi son sentito veramente trascinato da lui, c’era qualcosa in questo personaggio e in quello che lui vive che risuonava in modo particolare in me, anche al livello emotivo”.
Benedetta Porcaroli e la sua inedita Concetta
“Rispetto al romanzo che è il riferimento principale di questa storia, sono forse l’unica che ha dovuto lavorare un po’ più di immaginazione – ha spiegato Benedetta Porcaroli a proposito del suo personaggio, Concetta, la figlia del principe Fabrizio – Nel romanzo Concetta è una ragazza insofferente a cui capitano cose tristi, però non c’è veramente uno sviluppo di questa giovane. Io ho cercato di mettermi alla giusta distanza rispetto al legame molto forte che lei ha con il padre, con questo superuomo, una presenza ingombrante nella vita di tutte le persone che gli stanno attorno”.
Prima ancora che di una rivoluzione su un piano di rivendicazione di genere, Porcaroli parla proprio della relazione padre-figlia: “Quello verso il padre da parte di Concetta è un amore condizionato, una è una sorta di vincolo che quasi la stritola, però allo stesso tempo, soprattutto rispetto ai codici di quel di quell’epoca, era molto difficile trovare la propria strada. Quello che mi è piaciuto durante tutto il lavoro che ho fatto su questo progetto e su questa ragazza è immaginare che lei si porti dentro una evoluzione, che per quell’epoca tra l’altro era impensabile, che fa da contraltare alla figura maschile di questo padre. Concetta è l’unica che si contrappone a lui cercando di instaurare con lui un dialogo alla pari. Prima ancora che di una questione femminista, però si tratta di una questione privata, umana, Concetta lo fa per poterlo amare e diventa una creatura nuova nata direttamente dalla sua costola”.