Uno dei più noti e amati scrittori francofoni del Novecento, Georges Simenon (“papà” del celebre commissario Maigret), torna ad ispirare il cinema: è infatti tratto dal romanzo La morte di Belle (edito in Italia da Adelphi) il nuovo lungometraggio di Benoît Jacquot Il caso Belle Steiner (Belle), in sala dal 13 marzo per Europictures.
Il caso Belle Steiner
Il filmmaker (tra i suoi molti lavori, Niente scandalo, L’École de la chair e Addio mia regina), anche sceneggiatore con Julien Boivent, mette in scena la storia di Pierre (Guillaume Canet, Premio César per Non dirlo a nessuno e visto da poco in Le Déluge) e della moglie Cléa (Charlotte Gainsbourg, vincitrice a Cannes con Antichrist), la cui vita è sconvolta quando Belle, la figlia di un’amica, viene trovata morta nella loro casa, con Pierre, unico presente al momento del decesso, accusato del suo assassinio.
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Il regista Benoît Jacquot
“Georges Simenon non ha mai smesso di esplorare il tema della ‘colpa contro l’innocenza’ – afferma Jacquot – Questo, senza dubbio, spiega almeno in parte perché così tanti dei suoi romanzi siano stati adattati per il grande schermo, come se il potere del cinema potesse agevolare l’oscillazione quasi meccanica tra l’ordinario e lo straordinario, il peculiare e il banale”.
Il regista (lui stesso, peraltro, finito di recente sotto indagine, per le accuse di violenza sessuale da parte delle attrici Judith Godrèche, Julia Roy e Isild Le Besco) cita fra i suoi riferimenti La notte dell’incrocio di Jean Renoir, ma anche Il ladro di Alfred Hitchcock e Oltre ogni ragionevole dubbio di Fritz Lang. E, riferendosi a Il caso Belle Steiner, aggiunge: “Voglio che l’ambiguità di questo protagonista, Pierre Constant, risuoni con l’aspetto enigmatico delle opere di Simenon e degli altri monumentali cineasti menzionati in precedenza”.