Il caftano blu, la recensione

Dal 21 settembre al cinema con Movies Inspired

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Lubna Azabal, Saleh Bakri e Ayoub Missioui, Il caftano blu

Dal Festival di Cannes del 2022, dove ha vinto il premio FIPRESCI Un Certain Regard, Il caftano blu di Maryam Touzani porta sul grande schermo un racconto in cui tradizioni antiche e una più moderna visione dell’amore e della bellezza si sposano insieme nel mondo antico e spesso chiuso del Marocco. Il film, che vede protagonista una stupenda Lubna Azabal (Tutti pazzi a Tel Aviv) è al cinema dal 21 settembre con Movies Inspired.

IL FATTO

Halim e Mina gestiscono un negozio di caftani tradizionali in una delle medine più antiche del Marocco. Halim è un sarto meticoloso e attento alla cura dei dettagli che impreziosisco le stoffe con cui confeziona i suoi abiti, ma per stare al passo con gli ordini dei clienti esigenti la coppia assume il giovane e affascinante Youssef. Mina si accorge che la presenza del ragazzo porta un turbamento nel loro rapporto, ma qualcosa di più grave e urgente si fa presente nelle loro vite e coinvolgerà tutti e tre verso un approccio diverso alla vita e alle relazioni.

L’OPINIONE

Secondo lungometraggio della regista e sceneggiatrice marocchina Maryam Touzani, dopo Adam (2019), entrambi i film sono stati presentati nella sezione Un Certain Regard del Festival di Cannes e sono stati scelti per rappresentare il Marocco come candidati agli Academy Awards per la categoria Miglior film straniero.

Il caftano blu è un film capace di raccontare la bellezza della vita, dell’amore e dell’essere umano attraverso i dettagli, anche i più piccoli e nascosti, che riescono però ad impreziosire un contesto all’apparenza ostile o povero. È una storia tragica che si fa ritratto delle sfumature di un amore incondizionato e radicale.

Mina (Lubna Azabal) e Halim (Saleh Bakri) sono una coppia sposata da molto tempo e il loro rapporto si è costruito negli anni, intessuto nei giorni, anche quelli più monotoni, del lavoro in negozio e a casa. Sembrano una coppia come molte, forse annoiata da una relazione spenta, in cui lei, Mina, in un cero senso domina e gestisce quasi ogni aspetto dalla professione alla vita in casa. Eppure, non è affatto così.

Un ricamo nascosto

Il loro legame è come un ricamo nascosto, o meglio visto al rovescio, che cela una bellezza da scoprire. Halim, sebbene sembri all’apparenza un uomo sottomesso, mite e paziente, in realtà possiede la forza della perseveranza, della cura per il dettaglio e della passione per la bellezza. Mina lo sa, ha imparato ad amare tutto questo da lui e con lui saprà farne la vera forza del sentimento che li lega nel momento peggiore della sua vita.

In questa relazione si inserisce la presenza di Youssef, prima in modo alieno, quasi disturbante, poi con delicata discrezione, rispetto e amore. E Il caftano blu è appunto questo, non una storia d’amore, ma una storia sull’amore, quello più appassionato e quello più ordinario, ma comunque vero e profondo e per questo capace di soffrire, donarsi, rispettare, curare e attendere che la bellezza si manifesti in quel dettaglio nascosto e silenzioso che solo in pochi possono ammirare.

Il caftano blu regala numerose scene di grandissima profondità emotiva, con un linguaggio per immagini eloquente e suggestivo. Ma forse la più esplicativa del senso vero del film, a parte quella finale naturalmente, è il moneto in cui Mina, Halim e Youssef ballano insieme in casa su una melodia marocchina coinvolgente che proviene dalla strada, in cui i ritmi del passato si mescolano con le vibrazioni di una musica più contemporanea.

La bellezza dei dettagli

Ormai nessuno è più capace di farli. Guarda i dettagli di questi ricami, la perfezione di queste curve… è ancora splendido come se fosse nuovo”, dice Halim a Youssef porgendogli un antico e prezioso caftano. In quel caftano, come in quello blu a cui Halim lavora da tempo, sono racchiusi tutta la fatica, il dolore, la pazienza e l’amore che la bellezza esige.

I dettagli di quei ricami rappresentano la parte più preziosa della vita stessa, la raffinatezza delle emozioni più profonde, sincere e delicate, l’incanto e la poesia di certi momenti frutto di un lavoro di cura paziente e attento.

Ne Il caftano blu Maryam Touzani concilia forza e fragilità, la tradizione con una più moderna visione dei sentimenti e delle relazioni umane. Touzani , che ha co-scritto la sceneggiatura insieme al suo compagno, il regista, Nabil Ayouch, si avvale dell’ottimo lavoro sulla luce fatto dalla direttrice della fotografia Virginie Surdej e dell’armonia delle musiche di Kristian Eidnes Andersen. Insieme all’interpretazione intensa dei due protagonisti Lubna Azabal e Saleh Bakri, comico palestinese.

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Adam (2019), esordio alla regia in un lungometraggio di Maryam Touzani che vede protagonista sempre Lubna Azabal nei panni di una donna che gestisce una modesta panetteria a Casablanca, dove vive da sola con sua figlia di otto anni, Warda, la cui vita è sconvolta dall’arrivo Samia, una ragazza incinta che bussa alla loro porta.

RASSEGNA PANORAMICA
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