Gene Hackman, un protagonista assoluto e inimitabile

0
Gene Hackman

Un attore versatile, capace di affrontare qualsiasi ruolo, dal poliziotto onesto (Il
braccio violento della legge di William Friedkin, 1971) allo spregiudicato consulente
(La giuria di Gary Fleder, 2003), dal rude vagabondo (Lo spaventapasseri di Jerry
Schatzberg, 1973) allo sceriffo duro e prevaricatore (Gli spietati di Clint Eastwood,
1992 ). Aveva una particolare predilezione per i personaggi ruvidi e cattivi, vedi il suo
scintillante Lex Luthor nella saga di Superman, ma non si tirò indietro di fronte alle
parti brillanti, come quando accettò di interpretare il breve, ma esilarante cameo di un
monaco tanto di cuore quanto pericolosamente cieco in Frankenstein junior di Mel
Brooks (1974).

Tanti personaggi che Eugene Allen Hackman o più semplicemente Gene Hackman, scomparso a 95 anni, ha reso indimenticabili e definitivi grazie alla sua recitazione incisiva e naturale. Un protagonista assoluto e inimitabile, tutto il contrario di quello che avevano profetizzato alla Pasadena Playhouse, dove Hackman aveva studiato insieme a Dustin Hoffman e Robert Duvall, dopo una esperienza nei marines dai 16 ai 20 anni. La sua media di voto era di 1,3 su 10, un vero disastro. Ricordava l’attore: «Sono arrivato a New York quando avevo 25 anni e ho lavorato come portiere all’Howard Johnson a Times Square. Alla Pasadena Playhouse avevano assegnato a me e al mio amico Dustin il premio per il “meno propenso a riuscire nella vita”, e con questo macigno sul cuore avevamo deciso di tentare la fortuna a New York, dividendo una stanza. Un giorno mi apparve dal nulla un ex insegnante che disprezzavo totalmente. Si avvicinò e mi urlò dritto in faccia: “Vedi, Hackman, ti avevo detto che non saresti mai arrivato a niente!”».

Fortunatamente, la passione per il cinema e per alcuni attori del passato, come Errol Flynn e James Cagney, oltre a una profonda ammirazione per Marlon Brando, lo convinsero a non farsi scoraggiare. Ci vollero otto anni prima di ottenere un ruolo, anni in cui oltre al portiere fece il venditore di scarpe, il lucidatore di mobili e il camionista. La sua carriera, iniziata in sordina alla tv, cominciò a farsi più interessante con Lilith – La dea dell’amore di Robert Rossen (1964), che aveva come protagonista Warren Beatty, e fu proprio in un altro film con Beatty (che lo aveva caldeggiato alla produzione) e Faye Dunaway, Gangster story di Arthur Penn (1967) che il suo nome fu notato anche a livello internazionale. Per un gioco del destino, il 1967 si rivelò fondamentale anche per l’amico Hoffman (i due recitarono una sola volta insieme in La giuria), proiettato dall’anonimato alle stelle, grazie a Il laureato di Mike Nichols. Pochi anni dopo Hackman convinse il mondo e l’Academy – che lo premiò con l’Oscar – con una delle sue performance più apprezzate nei panni di Jimmy “Popeye” Doyle, un poliziotto della narcotici impegnato a combattere con modi poco ortodossi un traffico
di droga in Il braccio violento della legge di William Friedkin (1971).

Nonostante il successo e la fama, Hackman non si atteggiò mai a divo, anzi, come ebbe modo di ripetere più volte, «Se ti consideri una star, hai già perso qualcosa nell’interpretazione di qualsiasi essere umano». Negli Anni 70 fu uno degli attori più rappresentativi della nuova Hollywood, incarnando alla perfezione gli antieroi che registi come Francis Ford Coppola (per cui fu lo splendido investigatore privato in crisi, protagonista di La conversazione del 1974), Jerry Schatzberg (lo ricordiamo burbero vagabondo del suo Lo spaventapasseri insieme ad Al Pacino), Martin Scorsese, Steven Spielberg, Brian De Palma. Michael Cimino, George Lucas e Hal Ashby crearono come reazione alla vecchia conformistica scuola delle produzioni delle Major, che resisteva dagli Anni 30. Ma anche per il resto della sua carriera – composta da un centinaio di titoli –
l’attore ha illuminato ogni lavoro a cui ha partecipato.

Si può dire con certezza che non ci sia mai stato per lui un momento negativo: sino al suo ritiro dalle scene nel 2008 a 78 anni, Hackman è apparso almeno in due film l’anno, ed era, al momento della sua morte, l’attore più anziano vivente ad aver ricevuto l’Oscar, oltre che uno dei pochissimi ad averlo vinto sia come miglior attore protagonista (per Il braccio violento della legge), che come migliore non protagonista (per Gli spietati). I suoi colleghi ed amici, da Coppola a Tom Hanks, da Morgan Freeman a Ralph Fiennes, gli hanno reso omaggio commossi. Ma tutti gli saremo sempre riconoscenti per averci accompagnato
negli anni, lasciandoci come testimonianza una dedizione e una professionalità limpide
e straordinarie, che hanno fatto di lui uno tra i più importanti e amati attori contemporanei.