Tra Italia e i confini del mondo. La 55ma Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro (15-22 giugno), il decano dei nostri festival extra Venezia, concentra questa edizione in particolare sul cinema italiano, su quel grande serbatoio di vitalità, produttività e artisticità (scusate il triplo accento sulla a) che è stata la produzione di genere, che peraltro da noi de-genere lo è sempre stata.
Dato per morto, questo fertilissimo sottobosco sopravvive e anzi fortifica paradossalmente proprio il cinema cosiddetto d’autore. Così la Mostra sotto la direzione artistica di Pedro Armocida è andata radunando, pescando e mettendo sotto l’obbiettivo critico proprio questa tendenza, “il lato B” del nostro cinema, dal “canone” rivisitato (e manipolato) ai rapporti con un underground che ogni tanto emerge. A partire dai “classici” Per un pugno di dollari, Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto, L’uccello dalle piume di cristallo, ai poliziotteschi e all’horror; da Pupi Avati ad Antonioni e Marco Risi, sino ai recenti e recentissimi: Velocità massima (Vicari), Lo chiamavano Jeeg Robot (di Mainetti), Non essere cattivo (Caligari), Suburra (Sollima), Song e Napule (Manetti Bros.), Il primo Re (Rovere).
E ci sta tutto poi, accanto ma anche in qualche modo collegato, l’omaggio a Carlo Delle Piane, caratterista spesso sublime, per i suoi 70 anni di carriera: sarà presente a Pesaro e con lui anche la proiezione del suo ultimo film, Chi salverà le rose, regia di Cesare Furesi.
Tra l’altro, la sua presenza casca perfettamente anche per illuminare anche un altro omaggio al cinema italiano, quello a Ermanno Olmi. Per ricordare il Gran Lombardo, proiezione di Tickets, film a episodi il cui primo è diretto da Olmi – gli altri due da Kiarostami e Loach – e interpretato da Delle Piane (appunto), più mostra dei bozzetti preparatori da lui realizzati per Cantando dietro ai paraventi e Centochiodi.
Italianissimi inoltre sono gli approfondimenti su due trasmissioni televisive che hanno davvero cambiato la percezione cinefila degli italiani. In collaborazione con Raitre, Pesaro ricorda il trentennale di Fuori Orario, con una serie di inserti, “pillole”, qualche film inedito mai trasmesso e una maratona notturna (in pretto stile) di sequenze e un incontro con gli autori. Similmente, si festeggiano anche i 20 anni di Stracult, il programma sul “lato C” e oltre ideato da Marco Giusti.
Il resto di un menu come sempre articolatissimo nelle sue sezioni, ci racconta di una personale della documentarista Lee Anne Schmidt (cineasta USA prima volta in Italia), un focus sul nuovo cinema spagnolo femminile con lungometraggi di Carolina Astudillo Munoz, Elena Lopez Riera, Andrea Jaurrieta, Diana Toucedo, Anxos Fazans, come femminile/femminista è l’ormai consueto appuntamento con il cinema russo contemporaneo con opere di Oksana Karas, Natalia Konchalovskaja, Elena Murganova, Elizaveta Stishova.
Dei film in concorso, la polpa nuova della manifestazione, parleremo più completamente più avanti. Intanto preannunciamo che quest’anno la proposta pare essere particolarmente gustosa nella sua esoticità (a far da contraltare), con lungometraggi da Giappone, Cile, India, Singapore, Brasile, cioè i confini più creativi dell’universo dei film.
Concludiamo ricordando che ci sarà spazio nella settimana, a dimostrazione della vastità del cartellone, anche per Butch Cassidy (a 50 anni dalla prima), che inaugurerà la Mostra con proiezione in originale sottotitolata, per Bernardo Bertolucci (ricordato con un montaggio di immagini dalle sue partecipazioni al festival dai sessanta all’appena ieri) e Barbara Hammer, pioniera del cinema lesbico recentemente scomparsa, con proiezione del suo Sisters!, del 1973. E poi cartoon, lavori di ricerca tra film e web, sonorizzazioni elettroniche di opere del muto. Tanta roba insomma, per un festival che a dispetto dei 55 anni appare ancora giovanissimo!