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Eterno visionario, Michele Placido a Roma 2024: «Pirandello, per me un padre putativo»

Il film, presentato alla 19ª Festa del Cinema di Roma, sarà al cinema dal 7 novembre

Era il 1934 quando Luigi Pirandello ricevette il Premio Nobel per la letteratura “per il suo ardito e ingegnoso rinnovamento dell’arte drammatica e teatrale”. Da quella data, da quel viaggio del drammaturgo verso Stoccolma parte il racconto di Michele Placido in Eterno visionario, in cui il regista, anche sceneggiatore e interprete, traccia il ritratto inedito di un Pirandello più intimo, osservato con uno sguardo molto personale. Fabrizio Bentivoglio ne è il protagonista al fianco di Valeria Bruni Tedeschi nei panni della moglie, Antonietta Portulano, e con Federica Luna Vincenti in quelli dell’amata attrice Marta Abba. Il film, presentato alla 19ª Festa del Cinema di Roma sarà al cinema dal 7 novembre con 01 Distribution.

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Eterno visionario, trama

In treno verso Stoccolma, dove riceverà il premio Nobel per la letteratura, Luigi Pirandello (Fabrizio Bentivoglio) ricorda e rifletta sull’intera sua vita, osservandola non tanto da un punto di vista professionale, quanto da quello più intimo degli affetti sofferti, trascurati e negati. Insieme a quei personaggi che hanno popolato la sua arte passano nella sua mente i fantasmi di un’intera esistenza che ne sono stati l’origine: la moglie (Valeria Bruni Tedeschi) con la sua follia; i figli e il tormentato rapporto con loro; l’attrice Marta Abba (Federica Vincenti), musa amata e mai veramente raggiunta. Da Roma a Stoccolma Pirandello osserva nella sua memoria il suo rapporto con la follia, l’amore, la paternità, le sue ossessioni, i suoi errori e l’amaro trascorrere del tempo.

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Michele Palcido

Di Eterno Visionario Michele Placido è regista, interprete, nel ruolo dell’impresario di Pirandello, e sceneggiatore insieme a Toni Trupia e Matteo Collura, quest’ultimo anche autore del libro “Il gioco delle parti. Vita straordinaria di Luigi Pirandello”, su cui il film è basato. “Non avevo mai pensato di fare un film su Pirandello, perché è un personaggio talmente sorprendente. Probabilmente per me Pirandello è sorta di padre putativo, da cui mi sono lasciato adottare quando entrai all’Accademia di Arte Drammatica dopo aver perso mio padre”, confessa Placido alla presentazione del film a Roma. Qualcosa è cambiato poi per Placido circa quattro anni fa, dopo aver letto il libro di Collura, che lo ha colpito per la singolarità del ritratto che l’autore traccia di Pirandello e grazie al quale il regista ha finalmente sentito che era arrivato il momento di farne un film.

Fabrizio Bentivoglio

Legato a Placido da una lunga amicizia, sia professionale che personale, Bentivoglio scherza: “Chi altri sarebbe stato così folle da offrirmi di interpretare Pirandello in un suo film?”. “Eterno visionario non è solo il frutto delle 11 settimana di riprese, ma nasce da 45 anni di conoscenza e condivisione con Michele di tutto, dal teatro alla poesia, al cinema – racconta Bentivolgio – Chiamandomi per fare Pirandello, Michele mi ha attribuito una fiducia incondizionata, non ha mai dubitato che potessi farlo e questa fiducia mi ha spronato a fare molto bene”.

Valeria Bruni Tedeschi

Tanto Valeria Bruni Tedeschi, quanto Placido e Bentivoglio, avevano già interpretato insieme una novella di Pirandello portata sul grande schermo nel 1999 da Marco Bellocchio, La balia. Eterno visionario però, dice l’attrice, le ha consentito di conoscere un aspetto della follia della moglie del drammaturgo che prima non aveva potuto vivere a pieno. “Questa donna, la sua pazzia, ho scoperto che negli anni è cambiata, è esplosa, non aveva più argini – dice Bruni Tedeschi – La mia sfida non è stata restituire la sua follia, io non l’ho considerata folle, io ho lavorato con la sua e la mia verità, con l’amore e la gelosia che sentivo”.

Con la partecipazione di Michelangelo Placido, figlio del regista, e di sua moglie Federica Luna Vincenti, anche produttrice del film, Eterno visionario è un’opera che vede Placido coinvolto in maniera personale non solo per il taglio del acconto, che assomiglia ad una sorta di bilancio di una vita spesa per la carriera a volte a discapito degli affetti e dei legami importanti, ma anche in quanto impresa produttiva. “La nostra è un’azienda familiare, facciamo cinema indipendente e ci dedichiamo anche al teatro”. Ed è proprio con la sua famiglia che Placido comincerà a gennaio anche il tour teatrale della Trilogia di un visionario, spettacolo unico che abbraccia tre delle opere più iconiche del grande drammaturgo italiano: “Sgombero”, “L’uomo dal fiore in bocca” e “La carriola”.

Guarda qui l’intervista a Michele Placido per Eterno visionario

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