Vincitore del Premio della giuria e del Premio per la miglior interpretazione femminile all’intero cast all’ultimo Festival di Cannes 2024, nominato agli EFA per la Miglior Regia, per la Miglior interpretazione femminile a Karla Sofía Gascón, per la Miglior Sceneggiatura e come Miglior Film e – insieme ai tanti altri concorrenti del nostro Vermiglio – designato francese per la corsa all’Oscar del Miglior Film Internazionale, distribuito da Lucky Red, arriva nelle sale dal 9 gennaio Emilia Pérez di Jacques Audiard.
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Da musical a film di narcotrafficanti, da storia di transizione a commedia d’amore, tutto cambia e tutto rinasce nel racconto orchestrato sulle note delle musiche di Camille e Clément Ducol. Un film sorprendente e oltre i confini di ogni genere cinematografico con un cast eccezionale, da Edgar Ramirez a Mark Ivanir, alle attrici vincitrici del premio per la miglior interpretazione femminile al Festival di Cannes, Adriana Paz, Zoe Saldaña, Selena Gomez e Karla Sofía Gascon, la prima donna transgender a ricevere il premio.
Una presenza importante per molti versi, che però negli ultimi giorni è stata al centro di una polemica – inaspettata in sé, forse inevitabile in chiave Oscar (dove il film dovrebbe esser candidato anche come Miglior Film – scatenatasi dopo la pubblicazione di un articolo sul Telegraph.
E se da un lato, Nat Jones di Vulture scrive che “il film non ha molto da dire sull’esperienza vissuta delle persone trans”, anche perché “Emilia Pérez non ‘parla’ di nient’altro che di Emilia Pérez”, accusando di travisare “alcuni aspetti della realtà” e di far “arretrare la rappresentazione trans nel cinema”, nel pezzo intitolato “Emilia Perez is enraging the Trans Mob” (“Emilia Perez sta facendo infuriare la Mafia Trans“) si tratteggia una vera e propria guerra culturale.
Tra chi si chiede perché “un etero cis [dovrebbe] fare un film su un leader di un cartello che uccide un sacco di messicani a causa della disforia di genere e poi sfugge alla punizione con la transizione” e chi, Harron Walker di The Cut, parlando ancora di Audiard, si aspetta che “mostri almeno una comprensione informata di ciò che questo concetto appare effettivamente nella pratica”, spicca poi il Drew Burnett Gregory di Autostraddle che ci concentra sui vari tropi trans, dal “deadnaming (“l’atto di riferirsi ad una persona transgender o non binaria usando il nome e il genere che le apparteneva prima della transizione sociale”, ndr), l’assassino di donne trans, la tragica donna trans, la transizione trattata come una morte, la donna trans che abbandona la moglie e i figli per la transizione e la donna trans descritta come metà maschio/metà femmina“.
Emilia Pérez, trama
Rita è un avvocato al servizio di un grande studio, più interessato a scagionare i criminali che a consegnarli alla giustizia. Un giorno riceve un’offerta del tutto inaspettata: aiutare un potente boss del cartello messicano della droga a ritirarsi dai suoi loschi affari e sparire per sempre. L’uomo ha in mente di attuare il progetto su cui lavora da anni: diventare la donna che ha sempre sognato di essere. Insoddisfatta del suo lavoro, Rita decide di accettare l’incarico, ignara del fatto che questa scelta cambierà per sempre la vita di molti.