Cos’è Asteroid City? Dentro il film (nel film) del visionario Wes Anderson

Dal 28 settembre al cinema con Universal Pictures

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Wes Anderson, Asteroid City

Asteroid City è il titolo del nuovo film del maestro del cinema dalla più peculiare estetica, Wes Anderson. Presentato in concorso al Festival di Cannes del 2023, questo è l’undicesimo lungometraggio dello sceneggiatore e regista texano, già sette volte candidato agli Oscar per film come I Tenenbaum e Grand Budapest Hotel. Anderson torna al cinema, dopo The French Dispatch of the Liberty, Kansas Evening Sun (2021), con un racconto che sembra un gioco di scatole cinesi raffinatamente decorate da cui restare al tempo stesso confusi e affascinati.

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Anderson inventa un non luogo che è l’esaltazione della finzione. Isolata dal resto del mondo, nel bel mezzo di un non meglio identificato deserto degli Stati Uniti, Asteroid City sorge come una piccolissima città completamente dedicata alle scienze astronomiche, confine tra il mondo terrestre e un universo surreale che pare molto meno lontano di quello reale. Ma Asteroid City è anche uno spettacolo, ancora tutto da mettere in scena, in cui i personaggi della storia diventano interpreti di sogno, quello della Broadway degli anni ’50.

Asteroid City, città o spettacolo teatrale?

È il 1955, Asteroid City è situata nella zona sud-occidentale degli Stati Uniti. C’è una tavola calda con dodici sgabelli, una stazione di benzina con un solo erogatore, un hotel con un parcheggio e dieci camere, una cabina telefonica e, appena fuori città, un enorme cratere e un osservatorio. È qui che incontriamo per la prima volta Augie Steenbeck (Jason Schwartzman), Midge Campbell (Scarlett Johansson) e Stanley Zak (Tom Hanks).

Poi la scena cambia, i colori svaniscono, e i personaggi sono dietro le quinte di un teatro, nei panni di Jones Hall (Schwartzman) e Mercedes Ford (Johansson), insieme agli altri interpreti e questa volta “Asteroid City” è il titolo di uno spettacolo. Il film diventa una commedia dentro una commedia, che parla di un’altra commedia mai andata in scena, almeno fino a quel momento. “Alla fine si assiste a un’attrice che interpreta un’attrice che interpreta a sua volta un’attrice”, spiega Wes Anderson.

Due mondi distinti che Anderson ha fuso insieme, sfumando i confini della finzione, non tanto dal reale, quanto dalla finzione stessa.

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Nel deserto

Augie, fotografo di guerra da poco vedovo, giunge ad Asteroid City con le sue tre giovani figlie e il figlio adolescente Woodrow (Jake Ryan), uno dei giovani astronomi vincitori della competizione. L’evento si svolge nel weekend in cui si celebra il Giorno dell’asteroide, organizzato per commemorare il 27 settembre 3007 a.C., data in cui il meteorite delle Pianure aride impattò sulla Terra.

In visita ad Asteroid City ci sono anche la star del cinema Midge Campbell (Scarlett Johansson) e sua figlia Dinah, anche lei una giovane astronoma (Grace Edwards). Ci sono inoltre altri tre vincitori del premio per cadetti spaziali, con le loro invenzioni scientifiche e i genitori al seguito. Ad attenderli per dare il via alle celebrazioni, il generale a cinque stelle Grif Gibson (Jeffrey Wright) e la Dott.ssa Hickenlooper, astronoma (Tilda Swinton).

Lo spettacolo

Un presentatore televisivo (Bryan Cranston) in uno studio annuncia: “Il programma di stasera ci conduce nel backstage per assistere in diretta alla realizzazione, dal principio alla fine, di un nuovo spettacolo messo in scena sul palcoscenico americano”. Il palcoscenico è quello del Tarkington Theatre, con un’atmosfera molto simile a quella di Broadway. È qui che vengono presentati il drammaturgo Conrad Earp (Edward Norton) e gli attori, tra cui i protagonisti Jones Hall e Mercedes Ford – di nuovo Jason Schwartzman e Scarlett Johansson.

È il presentatore a chiare qualcosa in più rispetto al cambio di ambienti, luogo e storia: “Asteroid City non esiste – dice – È una storia drammatica immaginaria creata appositamente per questa trasmissione. I personaggi sono immaginari, il testo di fantasia, gli eventi sono pura invenzione. Ma insieme presentano un racconto autentico che ci porta dritti all’interno di una produzione teatrale”.

Lo schermo passa così dal bianco e nero e torna di nuovo a colori, ma sono colori molto meno saturi di quelli della città nel deserto. Siamo a Broadway, nel mezzo della preparazione di uno spettacolo teatrale.

Il deserto e Broadway

Da un lato la sete di conoscenza e il desiderio di esplorare l’universo, dall’altro il fascino del teatro: due realtà contrastanti dell’America degli anni ’50 che Anderson unisce in Asteroid City sotto la comune aspirazione che tutto sia possibile immaginare, tanto nell’arte quanto nella scienza. Personaggi e persone, con i loro amori, le loro paure e passioni, diventano interpreti allo stesso tempo di due sogni diversi, ma ugualmente umani, in un mondo molto onirico in cui in definitiva tutto il reale è un po’ anche finzione.

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Non concepisco mai un film soltanto come un’idea – specifica Anderson – È il connubio di almeno due elementi indipendenti, che si uniscono e danno vita al film”.  La prima idea concepita da Anderson e il cosceneggiatore Roman Coppola riguardava la cittadina dell’Est, ma presto punta altrove. “Il mio obiettivo era realizzare un film sul mondo del teatro. Avevo immaginato qualcosa che ricordasse lo stile di Paul Newman e Joanne Woodward: abbiamo pensato di mettere in scena uno spettacolo in fase di realizzazione con il titolo di ‘Automat’, interamente ambientato in una tavola calda. Ma volevamo anche qualcosa alla Sam Shepard, e dunque abbiamo spostato l’ambientazione dal self-service al deserto”.