Il regista di Messi e Ballata dell’odio e dell’amore ha creato un vorticoso microcosmo che, con impertinenza e ironia, descrive il dietro le quinte di uno show televisivo
Una girandola pop fatta luci, una miriade di personaggi bizzarri e sopratutto un film totalmente folle: ieri al Noir in Festival è stata la gran notte del regista di Ballata dell’odio e dell’amore, Ãlex de la Iglesia, che torna dietro la macchina con un’opera cinica e ironica.
È Capodanno, almeno in uno studio televisivo dove da una settimana vanno avanti le riprese di quel tipo di show che solitamente intrattiene i nonni sino alla fatidica mezzanotte. Ballerini, cantanti, conduttori, gente che ride ai tavoli. Tutto questo però è soltanto un’illusione Gettata la maschera si inizia a intravedere il cinismo che si cela dietro tutti quei volti sorridenti, quello che accade quando la macchina da presa non riprende, un microcosmo delirante e a tratti crudele. Ed ecco quindi i presentatori, coppia anche nella vita, pronti a uccidersi l’un l’altro pur di ottenere una battuta in più, l’affascinante cantante di fama mondiale dispotico e cattivo (in special modo con il figlio), il classico âsfigatoâ costretto a sorridere nonostante le sue vicissitudini famigliari, il teen idol il cui unico pensiero è il sesso, il suo agente senza scrupoli, il produttore corrotto, il fan sfegatato deciso ad uccidere il suo mito per la mancata risposta alle sue lettere. E ancora i cameraman, le comparse, le vallette.
Fuori dallo studio il regista basco ci mostra invece la vera Spagna, quella dei licenziamenti, dei picchetti, la Spagna della crisi. Ãlex de la Iglesia riesce a dare un senso a questo groviglio di storie che si intrecciano e si accavallano, criticando a colpi di risate il mondo ingannevole che si nasconde al di là dello schermo televisivo, la società e il suo stesso Paese. Un film esplosivo, pazzo, beffardo e delirante. Uno spettacolo pirotecnico, un vortice fatto di musica, colori sfavillanti e dialoghi serratissimi. Impossibile uscire dal cinema senza sentirsi frastornati ma contenti di aver visto un’opera ricca dal sapore agrodolce.