“ZERO BAGGET”, IL FILM GIRATO COL CELLULARE ARRIVA IN DVD

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Zero Bagget

(Italia, 2015)

di Michele Coppini. Con Michele Coppini, Paolo Ruffini, Shel Shapiro, Carlotta Romualdi, Emiliano Cribari, Alessio Venturini. Durata: 1 h e 15′.

In dvd per Nuova Alfabat, da giugno in noleggio e da luglio in vendita

Michele Coppini è nato a Firenze nel 1979 e a 15 si è innamorato perdutamente. Del cinema. Nonostante non sia facile fare cinema in Italia, Michele – che è regista, sceneggiatore e attore – è riuscito a girare ben due film, entrambi distribuiti in home video da Cecchi Gori. Del primo, Mani molto pulite (2005), stando alle inequivocabili immagini contenute in Zero Bagget, non è stato propriamente soddisfatto, mentre il secondo, Bevenuti in amore (2008) gli ha procurato soddisfazione e un certo successo.

zero baggetIn anni più recenti si è avventurato, come molti altri film-maker indipendenti, nel territorio incontaminato della Rete, realizzando la webserie Paranormal Precarity, che, in epoca governo Monti, affronta il tema del precariato giovanile, abbinando denuncia sociale, indagine giornalistica e humour combattivo e intelligente. La buona risposta di pubblico e stampa (pure Ciak se n’è occupato) porta la sua Officina Papavero a preparare un progetto per una serie televisiva, La teoria dei birilli, che parte sempre dalla precarietà ma ne analizza, stavolta in forma di fiction, le conseguenze psicologiche, dall’instabilità emotiva all’ipocondria, che segnano un’intera generazione. Nel 2014, Coppini trova finalmente un produttore, ma i tempi si allungano, le promesse non si traducono in nulla di concreto. Così, nel cuore di una notte insonne, l’attore/regista in crisi d’astinenza di cinema, accende il telefonino, inizia a monologare e decide di cominciare il suo strano viaggio. Zero Bagget è esattamente questo: la storia di un regista che scalpita immobilizzato e che, non potendo fare il suo cinema, trasforma in cinema tutto quello che ha intorno, partendo alla ventura come un novello Diogene, che cerca un senso e una ragione, interroga e si interroga, senza mai smettere, con cellulare e mini-telecamera, di mettere se stesso e tutti gli altri in scena.

zero baggetNel corso del suo viaggio metaforico e senza rete, Coppini raccoglie complicità artistica (anche di un simpatico Paolo Ruffini e di un lunare Shel Shapiro), consigli saggi e razionali (come quelli del presidente della CG Home Video, Marco Duradoni), ma, nei momenti più alti, sfiora anche altre vite parallele che contengono altre storie (come quelle dell’ex-regista Emiliano Cribari, che ha scoperto che ama di più “fermare la vita” con la fotografia o dello sceneggiatore Alessio Venturini, che sogna un eco villaggio in forma di comune), mescolando il tutto con la vita vera colta nell’istante, dalla moglie Carmen ai genitori, i fratelli, i compagni di strada (i co-sceneggiatori Massimiliano Manna, Paola Barile e Serena Tozzi, il bravo compositore Daniele Mochi), e quelli di lavoro. Per buona parte di Zero Bagget, Coppini continua a chiedere agli altri che cos’è questa strana cosa che sta girando. Alla fine anche lui lo ammette: è proprio un film. Sfacciato, impudico, ondivago, eccentrico, autobiografico, ma non ombelicale, perché pur mettendo se stesso al centro della storia riesce ad essere universale. Perché il vero tema di Zero Bagget non è Michele Coppini, ma l’amore per il cinema. Il cinema come oggetto del desiderio, ossessione, dolore e immaginazione. Che vince sempre e comunque, se ce l’hai dentro. Basta un telefonino, guardarsi intorno e dentro, e avere la voglia di cercare un’altra storia.

Stefano Lusardi