Sconsigliato a “campeggiatori, camperisti e campanari“, ma soprattutto ai fotografi amatoriali e gli escursionisti più sprovveduti, il The Seeding di Barnaby Clay presentato al Festival Internacional de Cine de Cataluña di Sitges 2023 saprà sorprendere il pubblico, soprattutto quello più scettico per la presenza dello Scott Haze del Child of God di James Franco come protagonista – quasi – assoluto o che potrebbe aspettarsi tutt’altro tipo di film, vista l’ambientazione desertica scelta dall’esordiente (ma già regista del corto Carousel con Chloë Sevigny). Che in questo angosciante thriller definito “atmosferico” scopre a sue spese quanto crescere, soprattutto da soli, nel deserto, sia un vero inferno.
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IL FATTO:
La giornata nel deserto dello Utah, per Wyndham Stone, avrebbe dovuto concludersi con le fotografie scattate all’eclisse solare, se non avesse cercato di aiutare un bambino smarrito in cerca dei genitori. Portato fuori strada dal ragazzo, l’escursionista non riesce più a ritrovare la macchina, finendo per trovare riparo in una baracca isolata in fondo a una gola. Qui vive una donna, abituata alla propria solitudine e al gruppo di adolescenti intenzionati a divertirsi alle spalle del nuovo arrivato. Ma il gioco è appena iniziato e potrebbe di nascondere minacce peggiori di questa.
L’OPINIONE:
Senza nulla togliere all’ottimo Scott Haze, The Seeding non sarebbe stato lo stesso senza poter contare su Kate Lyn Sheil (You’re Next, She Dies Tomorrow), “la Meryl Streep del cinema micro-budget” secondo Rolling Stone, che nel corso del film attraversa un arco incredibile, assumendo forme così diverse tra loro da dare la sensazione di ammirare attrici diverse e più di un solo film.
Che pure inizia in maniera tutt’altro che compiacente, con una scena più inquietante che disturbante, soprattutto se da piccoli eravate abituati a smozzicare le dita – altrui – invece delle unghie. Un incipit che, insieme a un mirato commento sonoro e delle riprese da togliere il fiato dell’ambiente nel quale si svolge l’azione, cattura già l’attenzione e abbatte le difese dello spettatore.
Che a questo punto sarà naturalmente pronto a tutto, dalla lotta per la sopravvivenza contro una natura ostile alla scoperta degli angoli più bui del nostro istinto e i peggiori impulsi della natura umana, come a rassegnarsi all’impossibilità di riconoscere e superare certe trappole o la differenza tra il bene e il male, di chi fidarsi e quando. Una incertezza che renderà il film teso, angosciante, raggelante e feroce a quanti non troveranno prevedibile la conclusione, e ce ne saranno.
Ma poche volte come in questo caso, è il viaggio che conta non la destinazione. Ché nella lenta evoluzione della vicenda, sempre saldamente in mano al cinquantenne prolifico regista di video musicali londinese, i rapporti di forza cambiano più volte, mettendo in luce molti dei difetti e delle debolezze di noi esseri umani moderni e giocando sulle false certezze di realtà che a volte fatichiamo ad accettare o con la tendenza a rifugiarsi in miraggi pericolosi, anche se non come quelli del deserto dello Utah.
La forma volutamente asciutta, l’unica location e i pochi personaggi in scena sono forse i principali limiti della vicenda, ma anche la sua forza, ché in questo teatro obbligato si finisce per superare i confini del survival classico e a prestare attenzione alla disperazione e alla capacità di reazione della a lungo silenziosa Alina. Un crescendo il suo, che piano rivela sfaccettature e un empowerment nel quale è facile vedere gli echi di un femminismo moderno, pronto a sorprendere anche il maschilismo meno consapevole di sé.
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L’Eden Lake citato dalla produzione, il Misery non deve morire di Stephen King, ma soprattutto il 127 ore che resta uno dei migliori film del sudetto James Franco o una qualsiasi versione de Il signore delle mosche (aspettiamo quello di Luca Guadagnino). Più ovviamente un paio di esempi di cosa non fare quando si va nel deserto, soprattutto quello australiano di Outback: fuori strada e del Gold del 2022 con Zac Efron o della California e lo Utah (con parentesi argentine dell’ormai cult Gerry di Gus Van Sant con Casey Affleck e Matt Damon.