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Festa di Roma 2024, il ritorno di Ralph Fiennes e Juliette Binoche

Omero torna di attualità nel film di Uberto Pasolini in Grand Public

C’è Omero e una grande passione alla base del lungo percorso che ha portato Uberto Pasolini a realizzare The Return, film che dopo le anteprime di Toronto e alla Festa del Cinema di Roma 2024 sarà al cinema a partire dal 30 gennaio 2025. Una storia che rispetta e rinnova il grande classico con la speranza di parlare al pubblico moderno, sicuramente attratto dalla presenza di grandi interpreti come Juliette Binoche e Ralph Fiennes, sul palco dell’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone insieme al regista italiano (già produttore di film come Full Monty, per la quarta volta dietro la macchina da presa dopo Machan, Still Life e Nowhere Special).

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Più che una rilettura, nell’operazione di Pasolini c’è l’osservazione di un mito universale da un punto di vista meno usuale, lasciando da parte gli aspetti soprannaturali per favorire quelli più umani, e familiari. Con i quali anche gli attori hanno avuto più facilità a identificarsi, come conferma Juliette Binoche, innamoratasi del progetto sin dalle riprese svolte a Roma (e poi continuate in Grecia): “essere prigioniera di quel castello, circondata da solitudine e abbandono, mi ha fatto provare sentimenti che si possono avere quando si viene lasciati. Mi è bastato pensare alla mia vita, alle situazioni cui devo far fronte come donna sola che deve educare i propri figli, ed è stato molto facile entrare in contato con Penelope, nonostante non avessi mai interpretato una regina e fossi preoccupata”.

 

Perché adesso, questo Ulisse?
Uberto Pasolini: Ma perché non prima e fatto da qualcuno piu bravo, mi chiedo. Sono 70 anni che non si vede una versione dell’Odissea per il cinema che racconti Ulisse, Penelope, Telemaco, i proci in maniera speciale, dal film del 1954 di Mario Camerini con Kirk Douglas e Silvana Mangano. La mia è una passione infantile, ma più si invecchia e più ci si riconosce nelle problematiche, l’emotività e nella psicologia di queste persone, ché non voglio chiamarli personaggi. I miti hanno una vita millenaria perché nei personaggi dei miti noi ci riconosciamo e io mi riconosco non eroe ma marito e padre fallito. Davvero non so perché nessuno si sia cimentato con la sfida, io l’ho fatto per arroganza, ché ce ne vuole per affrontare Omero, per la fortuna di avere Ralph Fiennes, Juliette Binoche e Claudio Santamaria con me, senza i quali non si porteva pensare di fare questo film, e poi – come mi disse Dante Ferretti 3 anni fa, quando mi dava consigli sul film – “gli unici passi che vale la pena di fare sono quelli piu lunghi dela gamba”.

Ha lavorato cercando di restare fedele al testo o che licenze si è preso?
Uberto Pasolini: Diciamo che tutto il bello è di Omero, ma l’ordine con cui i fatti si svolgono a volte è stato cambiato, come il tessere e disfare la tela da parte di Penelope è nel passato, non nel presente. In generale, non essendo un grecista, ho letto varie traduzione dell’Odissea, ma anche riviste di reduci del Vietnam, e la loro difficoltò di gestire la violenza che avevano perpetrato e di tornare in famiglia mi hanno ispirato moltissimo, tanto da entrare nel testo stesso del film. Abbiamo voluto mantenere lo spirito di Omero, ma di un Omero che parlava di cosa significasse essere umani. Ci siamo focalizzati sulle odissee interiori di queste persone, meno su quel che in genere ricordiamo delle nostre letture giovanili, come le sirene i i ciclopi.

The Return di Uberto Pasolini, con Ralph Fiennes e Claudio Santamaria

Persone o personaggi? Che lavoro avete fatto su questi archetipi?
Ralph Fiennes: Si parla sempre della ricerca di un attore, ma per quanti libri si possano leggere la fonte migliore è spesso la propria immaginazione, emotiva per esempio. Quello che i testi significano per te. Anche perché ogni ricerca, tutto quello che hai studiato, poi sul set può non significare nulla, lì devi rispondere a quello che succede ed essere sempre pronto.

Proprio il set vi ha dato qualcosa in più…
Ralph Fiennes: L’atmosfera di Corfù, dove abbiamo girato, si sente particolarmente e ‘buca’ lo schermo, attraverso le interpretazioni.

Un motivo di più per essere orgogliosi del lavoro è pensare che poi i giovani che lo vedranno potrebbero andare a rileggere il testo originale?
Uberto Pasolini: Non l’abbiamo fatto per insegnare o ispirare qualcosa a qualcuno, in questi casi il primo pubblico sei sempre te stesso. Certo, poi ti auguri sempre che quella ricerca, quel risultato, venga condiviso con altri, ma prima devi essere soddisfatto tu. Almeno così è per me. E forse sarei un filmmaker più di successo se pensassi prima al pubblico…
Ralph Fiennes: Avendo diretto un paio di film so cosa significa quel che dice Uberto, ma come attore penso molto al pubblico. Non sai mai quale saranno le risposte del pubblico, ma come attore resti comunque un comunicatore di storie, per cui vuoi l’eco della risposta del pubblico. Con questo classico in particolare. Quando ho lavorato con  gli studenti, su Shakespeare, nelle scuole, ho trovato interessante come rispondevano al testo, vedere i giovani risvegliarsi. E la stessa cosa succede con Omero. Spero che vengano attirati a rileggere queste storie, così ricche.

The Return di Uberto Pasolini, con Claudio Santamaria e Charlie Plummer

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