IL FATTO – Rimasta da poco vedova, la settantenne Blaga (Eli Skorcheva), insegnante di lingua bulgara in pensione nella città di Shumen, riceve la telefonata di un sedicente ispettore di polizia. Quando la donna scopre che si tratta di una truffa telefonica, le hanno ormai rubato tutti i risparmi con cui contava di pagare la sepoltura per il marito. Le forze dell’ordine non sembrano offrirle reali possibilità di ritrovare la somma, anzi la espongono a un’ulteriore umiliazione. Al punto che Blaga decide di ricorrere a un altro, paradossale e rischioso modo per riguadagnare in poco tempo il denaro.
L’OPINIONE – Al concorso del VII Euro Balkan Film Festival è stato il turno di Blaga’s Lessons (già premiato a Karlovy Vary e al Festival dell’India, nonché selezionato dalla Bulgaria per la corsa agli Oscar), dove il regista Stephan Komandarev (anche sceneggiatore con Simeon Ventsislavov) ci porta, con toni da commedia nerissima (o da noir intriso di umorismo macabro e disturbante), in una società ridotta a più cinico stato di natura hobbesiano: dove, mentre si seppelliscono le ultime spoglie del Leviatano socialista (il defunto marito di Blaga era «più devoto a Lenin che a Gesù») e il passaggio al capitalismo trasforma anche la morte in merce su cui speculare («è l’economia di mercato», si giustifica sempre l’avido amministratore del cimitero), l’unica legge che conta davvero, oltre e attraverso il denaro, è quella dell’homo homini lupus.
Perciò, in una via crucis che si rivela sempre più una discesa agli inferi morale, la protagonista, custode piccola piccola di un agonizzante e degradato umanesimo (emblematici tanto il suo attaccamento alla correttezza della lingua e alla tradizione della sepoltura entro i 40 giorni, quanto il disprezzo che le riversa addosso il figlio emigrato in America), torna nuovamente allieva, a lezione per smettere di essere vittima e diventare finalmente carnefice. Un percorso amaro dove risalire i 1300 gradini del monumento ai fondatori della prima Bulgaria non serve a purificarsi, e la metamorfosi da agnello in lupo è già tutta nella memorabile prova di Eli Skorcheva, la cui composta, sofferta intensità si tinge di note sempre più ambigue.
SE VI È PIACIUTO GUARDATE ANCHE… Un altro, duro affresco di (stra)ordinaria crudeltà nella Bulgaria contemporanea offertoci da Komandarev è Directions – Tutto in una notte a Sofia (2017). Se poi il black humour e la dialettica tra caso e scelta fanno venire in mente il cinema dei Fratelli Coen, l’affilata critica sociale e il gusto per situazioni e caratterizzazioni grottesche portano alla mente (anche) il Bong Joon-ho di titoli come Madre.