Controluce
Italia 2024, 72’
Classe 1888, fotografo e giornalista, Adolfo Porry-Pastorel è stato il padre dei fotoreporter italiani, pioniere di un nuovo linguaggio, geniale ideatore di trovate pubblicitarie, fondatore dell’agenzia V.E.D.O. – Visioni Editoriali Diffuse Ovunque e già negli anni ‘10 il principale fotografo di cronaca e attualità. Tra le due guerre divenne “il fotografo di Mussolini” e al tempo stesso un fastidioso osservatore del regime, con accesso alle stanze private del Duce e tenuto d’occhio dalla censura fascista. Grazie ai suoi scatti milioni di lettori hanno avuto la cronaca di quegli anni, i suoi fatti storici e politici, le sue abitudini, i suoi cambiamenti. Tra riprese originali, filmati di repertorio e fotografie dell’Archivio Luce, il film racconta un personaggio capace di descrivere il dietro le quinte del potere, la belle époque, il ventennio fascista e la tragedia del conflitto mondiale. Un «occhio del secolo» unico e rapidissimo, la cui vita da dramma personale si è fatta Storia.
A interpretare Porry-Pastorel è Michele Eburnea (Il sol dell’avvenire, Esterno notte), giovane talento segnalato dai David di Donatello come David Rivelazione Italiana.
Il regista, Tony Saccucci
Dopo aver insegnato storia e filosofia, ha intrapreso un percorso di ricerca presso l’Università La Sapienza di Roma sui film dal vero nell’Italia dei primi anni ’20 del ’900. Nel 2017 ha realizzato con l’Istituto Luce Il pugile del Duce, menzione speciale ai Nastri d’Argento come migliore opera prima, e nel 2019 La prima donna, realizzato ancora con il Luce e con il Teatro dell’opera di Roma, vincitore del Nastro d’argento. Nel 2022 è stato sceneggiatore di Marcia su Roma di Mark Cousins, film d’apertura delle Giornate degli autori a Venezia, e ha diretto il documentario Lotta continua, ispirato al libro di Aldo Cazzullo I ragazzi che volevano fare la rivoluzione, presentato al Torino Film Festival. «Controluce è la storia del fotografo che ha immortalato i momenti più celebri della vita di Benito Mussolini – racconta – O, detto meglio, quei momenti sono celebri grazie a quel fotografo. È un film politico nel senso etimologico del termine. È la storia di un talento nel suo contesto storico, ivi compreso il suo essere padre. Questo è un film sulla Manìa e il Padrenostro».
Woman of God
Slovenia 2023, 98’
La sacerdotessa luterana Jana si trova a lottare per mettere in pratica ciò che predica nella sua parrocchia nella Slovenia rurale. Proviene da una solida formazione religiosa, con entrambi i genitori che sono pastori, ha superato abusi sessuali infantili, l’alcolismo del padre e una gioventù ribelle. Malgrado il suo spirito ironico e aperto alle esperienze, si sente sempre più intrappolata negli insegnamenti rigidi della sua Chiesa. Si trova perciò di fronte a un dilemma esistenziale e deve decidere se allontanarsi dalla sua professione. La sua famiglia è fortemente contraria a questa scelta. Nel frattempo, nel suo matrimonio iniziano a manifestarsi le prime crepe e ferite familiari a lungo nascoste cominciano a riaprirsi.
La regista, Maja Prettner
(Slovenia, 1987) ha conseguito un master in Regia cinematografica presso l’Accademia di teatro, radio, film e televisione di Lubiana. Ha collaborato a documentari e pluipremiate serie televisive. I suoi film sono stati proiettati in festival cinematografici in Slovenia e all’estero. Home Sweet Home(2017) è stato il suo primo documentario a essere premiato. È stata selezionata come artista in residenza a New York, negli Stati Uniti. Nel 2018, ha preso parte al Berlinale Talent Campus nell’ambito del festival di Berlino. Il suo ultimo documentario Woman of God (2024) è stato presentato all’Hot Docs Canadian International Documentary Film Festival ed è stato premiato con l’Al Jazeera Balkan Star Award, oltre al Premio del pubblico, al Premio Fipresci e al Premio per il Miglior montaggio al Festival del cinema sloveno. «Per cinque anni abbiamo messo il cuore in questo progetto, seguendo la routine quotidiana della nostra protagonista, la pastora Jana – dice – Woman of God è un documentario sia osservazionale che partecipativo. Siamo entrati a far parte della cerchia intima di Jana e a condividere momenti con sua figlia, suo marito e i suoi genitori. Anche la comunità della chiesa del villaggio gioca un ruolo importante nella sua vita, aggiungendo pepe e umorismo alla storia. Sia io che il direttore della fotografia proveniamo dallo stesso ambiente rurale in cui si svolge la storia e ci sentiamo profondamente connessi all’anima della gente locale. Jana è un personaggio complesso e intrigante: divertente, spontanea, audace, schietta e profondamente riflessiva».