VENA
Germania, 2024, 116′
La maternità torna come tema prorompente di questo Torino Film Festival con Vena, il film in concorso della tedesca Chiara Fleischhacker. La storia, drammatica, è quella di Jenny (Emma Drogunova), una giovane ragazza incinta del nuovo fidanzato Bolle (Paul Wollin), con cui condivide una dipendenza da crystal meth. Costretta dai servizi sociali a incontrare un’ostetrica di famiglia (Friederike Becht), Jenny, già segnata dalla dolorosa esperienza di aver dovuto affidare il suo primo figlio alla madre, affronta con scetticismo il rapporto con l’ostetrica Marla. Tuttavia, contro ogni previsione, tra le due donne nasce un legame sincero e profondo. «In Vena, la protagonista trae forza dal trauma dell’attaccamento, nonostante la dura realtà che vive o forse proprio in virtù di essa» spiega la regista. «Il film mette a tema due domande fondamentali: quanto può essere traumatizzante una pena detentiva e come si legittima la separazione tra madre e figlio, soprattutto quando si parla di riabilitazione e risocializzazione dei detenuti». «Il fragile processo che porta al legame fra una madre e un figlio può vivere una rottura che potrebbe protrarsi per generazioni. Le persone ferite diventano incapaci di accettare affetto e franchezza, e si abbandonano piuttosto a paure e crisi arrivando a commettere nuovamente dei reati… È un circolo vizioso che va spezzato».