Nel 1929 il dottor Friedrich Ritter e sua moglie Dora Strauch decidono di fuggire dalla Germania per trasferirsi sull’isola di Floreana, nell’arcipelago delle Galapagos. La loro storia e quella del piccolo gruppo di emulatori che negli anni successivi scelsero di seguirlo nell’impresa di colonizzare quelle terre remote e inospitali ha colpito l’immaginazione di Ron Howard che dopo anni di studio e scrittura ha realizzato Eden, film indefinibile, sospeso tra avventura, thriller e giallo antropologico. Eden, che ha aperto il 42° Torino Film Festival, vede un cast di grandi nomi, da Jude Law a Vanessa Kirby, con Daniel Brühl, Sydney Sweeney e Ana de Armas, tutti protagonisti.
Il due volte premio Oscar Ron Howard, regista e cosceneggiatore del film insieme a Noah Pink, a Torino per la cerimonia inaugurale del Festival, parla del suo film “molto, molto insolito, un tipo di film che avrebbe fatto Werner Herzog o Terence Malik”. La storia di Eden nasce da fatti realmente accaduti che portarono ad un mistero tutt’ora insoluto e che straordinariamente si adattano alle premesse dei giorni nostri. “Sfortunatamente, data l’attuale situazione ambientale di tutto il pianeta e il diffuso senso di destabilizzazione che viviamo, con l’idea di scappare dalla società e credere di potersi rifare una vita più a contatto con la natura, ho ritenuto che questa storia fosse ancora più rilevante. Questo film è un esempio di come alcune persone hanno provato quell’esperimento e ottenuto risultati molto contrastanti”, dice Howard.
Eden
Eden è la storia di un uomo, un medico e filosofo, che nella prima metà del secolo scorso scelse di abbandonare la vita ordinaria rinnegando gli stili e i valori borghesi alla ricerca di una verità sull’essere umano e sulla natura. Sull’isola di Floreana Friedrich (Jude Law) può concentrarsi sulla stesura del suo manifesto, mentre Dora (Vanessa Kirby) decide di curare la sua sclerosi multipla attraverso la meditazione. La loro solitudine duramente conquistata, tuttavia, è di breve durata. A loro si uniscono Margret (Sydney Sweeney) e Heinz Wittmer (Daniel Brühl), che sorprendentemente si dimostrano coloni capaci. Poi arriva Eloise Bosquet de Wagner Wehrhorn (Ana De Armas), sedicente baronessa che si autodefinisce “l’incarnazione della perfezione“, insieme ai suoi due amanti devoti e un servitore ecuadoriano, con un guardaroba pieno di abiti da sera e l’ambizioso progetto di costruire sull’isola un resort di lusso. Ma la natura di quel territorio è ben più avversa e tiranna di quanto ciascun gruppo si aspettasse, soprattutto per la baronessa, e la dura vita sull’isola di Floreana finisce per interferire drammaticamente anche sui rapporti tra gli improvvisati coloni.
Basandosi sui due libri scritti a posteriori dalle due sopravvissute alle drammatiche vicende accadute sull’isola, Dora Strauch e Margret Wittmer, e sui resoconti dell’epoca, Howard ricostruisce una storia che lui definisce una sorta di “classico”. “C’è qualcosa di così classicamente umanistico e tragico. Sembra quasi una tragedia greca o un romanzo della letteratura russa per il modo con cui questi personaggi si uniscono e affrontano le sfide della natura e del rapporto con se stessi e gli altri. Quindi penso che sia un argomento affascinante. Questa naturalmente è la mia versione di una storia che ancora oggi rimane un mistero non completamente risolto ed è lì che ci siamo presi la nostra licenza creativa“.
Libero di scegliere tra tanti attori di talento che si sono resi disponibili a lavorare al film affascinati dalla storia, Howard si dice molto soddisfatto del cast con cui ha potuto lavorare: “Ho scelto le persone che ritenevo più coraggiose artisticamente, perché sapevo che sarebbe stata una produzione fisicamente ed emotivamente impegnativa, perché questi personaggi sono insoliti e, in alcuni casi, estremi“.
Tra i tanti temi che Eden affronta Howard si sofferma sull’attualità del film: “La storia ci ha dimostrato che la vera definizione di sopravvivenza del più forte è costruita attorno a un impegno che va oltre i propri interessi. La vera forza deriva dal credere nel futuro, credere nella famiglia e in tutto ciò che ne consegue. E penso che questo sia ciò che la nostra storia dimostra. Riconosco che in questo momento siamo protagonisti di una profonda trasformazione. È come se la Rivoluzione Industriale e il Rinascimento si fossero combinati insieme e moltiplicati per 10, tutto procede con grande velocità. È difficile capire in cosa credere. Se ci guardiamo l’un l’altro per costruire il futuro, senza cercare soluzioni rapide come trasferirsi in un posto nuovo illudendoci di poter cambiare noi stessi, ma credendo nel potere dell’amore e della connessione, penso che questo sia la base migliore per andare avanti”.