Carmen Consoli al TFF: «La sensazione di essere davvero con Rosa Balistreri»

L’amore che ho di Paolo Licata, presentato ieri nella sezione Zibaldone del 42° Torino Film Festival, è la storia della nota cantautrice (o meglio cantastorie) popolare siciliana Rosa Balistreri. Carmen Consoli, in un certo senso erede in quanto cantautrice siciliana della tradizione inaugurata da Balistreri, nel film canta e suona accanto a Lucia Sardo, interprete di Rosa nella fase più avanzata della sua vita. Anita Pomario (Le sorelle Macaluso, 2020) e Donatella Finocchiaro (I Leoni di Sicilia, 2023) interpretano rispettivamente una Rosa da giovanissima, ancora sconosciuta al mondo, e una Rosa da adulta nella fase del suo successo.

Rosa Balistreri aveva una voce strabiliante – dice Carmen Consoli alla presentazione del film a Torino – Ancora oggi ascoltando questa voce bellissima tutti ci chiediamo come facesse a mantenere quell’intonazione incredibile, quegli intervalli perfetti con quella potenza senza aver mai avuto l’opportunità di studiare canto”.

Carmen Consoli, L'amore che ho, Torino Film Festival
Carmen Consoli e Lucia Sardo, L’amore che ho

L’amore che ho è tratto da “L’amuri ca v’haiu” biografia della cantante scritta da Luca Torregrossa, nipote di Rosa che ella stessa crebbe, e racconta la vita, i grandi drammi, le difficili relazioni e le enormi difficoltà che Rosa dovette affrontare dall’infanzia, cresciuta in una famiglia poverissima e analfabeta di Licata, fino a diventare una cantante folk apprezzata, con la finale caduta in disgrazia da anziana.

Noi siciliani siamo nati col mito di Rosa Balistreri e in qualche modo tutti quanti noi la conosciamo e siamo cresciuti con la sua musica”, dice il regista Paolo Licata a cui fa eco Donatella Finocchiaro: “Con Rosa ho un legame atavico, che risale a quando ero ragazza, quando cantavamo le sue canzoni con la chitarra. Insomma, Rosa è la nostra Amalia Rodriguez, è il nostro canto popolare, lei è la nostra terra”.

Ne L’amore che ho le tre interpreti di Rosa nelle tre fasi della sua vita cantano realmente le sue canzoni. Un dettaglio a cui il regista Licata teneva molto e che ha portato Pomaro, Finocchiaro e Sardo a trascorre giorni in sala di registrazione con Carmen Consoli per adattare la loro voce al canto unico di Balistreri. “Un lavoro strabiliante – commenta Consoli – Per restituire l’immagine di una sola donna ce ne sono volute altre tre, ma sono rimasta colpita dal lavoro che hanno fatto con le loro voci nel canto. È ovvio che Rosa è una voce incredibile, neanche io con le mie colleghe più brave insieme forse riusciremmo ad eguagliare la potenza di questa donna. Era piccola, piccola, ma aveva una potenza eccezionale. Lei emetteva questo suono e la si potava sentire dappertutto per quanto era potente. Loro però hanno fatto vivere Rosa nella voce e – come si dice in Sicilia – hanno restituito ‘la calata’ di Rosa. È vero che somaticamente forse non le somigliano, ma recitando accanto a Lucia Sardo, mentre la accompagnavo alla chitarra, ho avuto una suggestione bellissima: in quel momento per me era lei, nonostante non le somigliasse; è stato molto emozionante”.

Il film racconta anche l’aspetto più attivista della personalità di Rosa Balistreri, una donna vessata da un vita difficilissima e da relazioni drammatiche da cui sin da bambina ha dovuto imparare a difendersi anche a volte con la violenza, ma che hanno forgiato in lei un animo battagliero, quasi feroce nel cantare le ingiustizie e le sopraffazioni subite dai più deboli, dai disgraziati come diceva lei, e naturalmente dalle donne. “Rosa era cantautrice, scriveva il suo mondo. Negli anni ‘70 avevamo una Joni Mitchell dalla Sicilia che esprimeva un pensiero femminile sulle cose”, dice Carmen Consoli.

A proposito dell’unicità di Rosa Balistreri, Consoli esprime la sua opinione anche sulla musica di oggi. “Io penso che debba ritornare tutto in mano all’essere umano, dobbiamo domandarci cos’è umano e cosa non lo è. Purtroppo un pensiero troppo binario, digitale ci disumanizza”. E per chiarire il suo pensiero ricorre ad un esempio molto semplice e tangibile: le melanzane alla parmigiana. Sorridente e non senza il ricorso ad un po’ della sua lingua, la cantante ricorda che la vera ricetta di questo piatto vorrebbe che le melanzane fossero rigorosamente fritte, ma ad un certo punto, per una smania salutista, sono andate di moda le melanzane al forno. “Ma secondo voi Rosa cosa verrebbe detto? Avrebbe detto: ‘la parmigiana deve essere fritta, se no non se ne fa niente’. Ecco a volte bisogna essere anche fritti, non vergognarci di essere fritti senza aver paura”.

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