Nastri d’Argento, Verdone e De Sica: «Un film insieme? Ci pensiamo sempre»

I “re della commedia” straordinariamente insieme, Christian De Sica e Carlo Verdone sono stati tra i protagonisti al Teatro Antico della serata di apertura del 70° Taormina Film Festival, in occasione della quale hanno ricevuto due Nastri speciali. Un appuntamento che fa rivivere il lungo rapporto che ha legato i Nastri d’argento a Taormina in una cerimonia che celebra anche il valore e l’importanza della commedia nel panorama cinematografico italiano con due dei suoi più rappresentativi protagonisti. 

In una conversazione con Ciak, Carlo Verdone e Christian De Sica hanno commentato insieme l’evento.

Come avete accolto la notizia del premio?

C.V.: Mi ha fatto piacere, sia perché è giusto che la commedia venga riconosciuta, sia perché con me viene premiato Christian, con il quale sono legato da una grande amicizia oltre che da una parentela. Ieri lo guardavo mentre dormiva in aereo e pensavo: “Abbiamo cominciato dai banchi di scuola, eravamo piccoli, con un futuro ancora indefinito. Ora siamo qui, dopo tutti questi anni, a ritirare un premio insieme”. Pensarci mi ha emozionato tanto. E poi a Roma abbiamo poco tempo per vederci: venire a Taormina per i Nastri è anche un’occasione per stare insieme, seppur per poco. 

C.D.: Tornare a Taormina con mio cognato mi fa molto piacere, è una circostanza a cui siamo molto legati. Speriamo anche che qualche produttore ci faccia fare un film insieme, prima che sia troppo tardi.

Avete lavorato insieme in Borotalco, Acqua e sapone, Compagni di scuola e di recente nella seconda stagione di Vita da Carlo. Quando un progetto esclusivamente vostro in coppia, con voi due protagonisti assoluti?

C.V.: A quello ci pensiamo sempre. Adesso per me non è il momento perfetto perché devo terminare la quarta e ultima stagione di Vita da Carlo. Poi da contratto avrò un film da fare. Tutto è possibile, se esce una bella idea sarebbe la giusta conclusione di tutta la nostra carriera, sarebbe bellissimo.

C.D: Carlo al momento ha un contratto con Aurelio De Laurentis, io non più, ho firmato con altri produttori altre cose, ma prima di morire mi piacerebbe fare un film con lui.

Di cosa parlerebbe il film?

C.V.: Non lo so, per ora ho un taccuino pieno di appunti per la serie. Dovendo scrivere 10 episodi a stagione, è impossibile aprire un altro quaderno e pensare a suggestioni per un film. Diventerei pazzo. Quando terminerò la quarta stagione, mi ci butterò con grande felicità perché tornare al cinema è sempre bellissimo. 

C.D.: Ci sono più cose da raccontare della nostra vita personale che della vita pubblica, perché della vita pubblica oramai si sa tutto.

Cosa vi lega a Taormina in modo particolare?

C.V.: Di Taormina ho un bellissimo ricordo. Il primo premio che ho avuto nella mia carriera lo presi proprio qui, nel 1980, per Un sacco bello. Vinsi il David speciale come regista esordiente, fu molto importante ed emozionante. Mi ritrovai con attori di grande calibro, c’erano Manfredi, Tognazzi, Romy Schneider, un parterre incredibile. Ero molto emozionato, era il primo film e trovarmi in un anfiteatro greco così grande e pieno di gente mi metteva ansia. Avevo paura di non essere spiritoso abbastanza, me la facevo sotto! Alla fine andò tutto bene, il pubblico mi accolse in maniera affettuosa. E poi a Taormina ho girato un episodio di Grande, grosso e… Verdone, il terzo per la precisione. Quell’episodio lo ritengo, dal punto di vista recitativo, una delle migliori cose che abbia fatto con Claudia Gerini. Eravamo i Vecchiarutti, una coppia cafona che va con il figlio nell’hotel di lusso San Domenico. Ci siamo divertiti come matti.  

C.D.: Sono anni che andiamo a Taormina, grazie a Dio con successo. Il primo David di Donatello l’ho preso nel 1976 proprio al Teatro Antico per un film che si chiamava Giovannino, nello stesso anno in cui vinsero anche Rita Hayworth e Jack Nicholson, ero in ottima compagnia!

La commedia sembra non aver ricevuto mai molto spazio e riconoscimento nel circuito del cinema festivaliero. Pensate che possa esserci una svolta?

C.V.: È di enorme importanza dare un premio alla commedia, è una lode. L’autore premiato, in questo modo, quando rifarà un’altra commedia, penserà al premio che ha preso e a tutta la stima ricevuta. Cercherà di fare ancora meglio, di fare passi in avanti e non indietro. I premi sono delle lodi, dei forti incoraggiamenti. 

C.D.: Sono grato a tutti gli organizzatori, a cominciare da Laura Delli Colli, che stanno offrendo l’opportunità di celebrare forse una delle forze più importanti del cinema italiano che è la commedia. La farsa è stata sempre un po’ bistrattata per premiare il dramma, ma è un errore, perché anche nel dramma c’è della commedia. Festeggiare la commedia, darle nuova visibilità è fantastico, proprio perché ultimamente se ne fa sempre di meno mentre si fanno sempre più Suburre e Gomorre. Quindi ben venga questo premio!

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