Doveva essere un incontro della sola Valeria Golino con il pubblico del Taormina Film Festival, ma, quando anche Jasmine Trinca è stata invitata a salire sul palco, si è trasformato in un amabile confronto tra due attrici registe, nonché amiche, tra le più straordinarie nel panorama femminile del cinema italiano. Un tuffo nell’universo delle emozioni, delle fatiche, gioie e atti di forza che donne brillanti del cinema affrontano alternando il lavoro di regia e recitazione.
Sono a Taormina per la presentazione del film in due parti diretto da Valeria Golino, L’arte della gioia, adattamento dell’omonimo romanzo postumo di Goliarda Sapienza, interpretato da Tecla Insolia, Jasmine Trinca e Valeria Bruni Tedeschi. Ma in una pausa dal set – Golino è attualmente impegnata nelle riprese del film Fuori di Mario Martone, biopic proprio sulla figura della scrittrice Sapienza, mentre Trinca sta lavorando per il nuovo film di Ferzan Ozpetek, Diamanti – si sono ritrovate con piacere insieme anche durante l’incontro programmato al Taormina Film Festival.
Entrambe attrici di grande fama, con alle spalle una fitta carriera nel cinema ricca di collaborazioni con grandi registi, nel bel mezzo della loro carriera si sono scoperte anche registe. “Sono un’attrice di mezza età, ma sono una giovane regista”, scherza Golino in apertura dell’incontro moderato Enrico Magrelli.
Legate da una palpabile reciproca stima, schietta e sincera, vedere Golino e Trinca conversare insieme con spontaneità e disinvoltura sul palco è un’occasione che suscita un fascino particolare. Soprattutto il loro punto di vista sulla regia apre uno squarcio su ciò che questo ruolo è stato e ancora è e su ciò che esso sta diventando in mano a donne dal carisma particolare.
Entusiasta di aver intrapreso la carriera da regista, prima con Miele (2013) ed Euforia (2018) e ora con L’arte della gioia (2024), Golino spiega la differenza che passa tra il lavoro di regia e quello di interpretazione: “Sono due ruoli speculari. Gli attori sono comunque coautori del film, nel bene e nel male e il lavoro come attori è cercare di andare verso un certo punto di vista”
“Si lavora molto più da regista, ma come attrice ci si stanca molto di più – continua Golino – Quando sei un attore sei come un atleta e sei sottoposto a tutto, caldo, freddo, intemperie, emozioni contrastanti da esprimere, e tutto tramite il corpo e il corpo si stanca. Essere attore è una roba fisica. Mentre come regista sei impegnato dalla testa in su e il corpo si stanca di meno”.
“Le cose che dice Valeria sono sempre illuminanti – le fa eco Trinca – Condivido a pieno quello che dice”. Come regista l’attrice ha al suo attivo un cortometraggio, Being My Mom (2020), a cui è seguito il suo esordio in un lungometraggio, Marcel (2022). “Siamo attrici da un po’ di anni e sento anche io tantissimo quell’entusiasmo, quasi fanciullesco, quando mi capita di guardare da regista qualche storia, ma come attrice sono in una fase di maggiore consapevolezza e forse anche di maggiore stanchezza”.
Da registe ora Trinca e Golino si confrontano sulle loro esperienze come attrici dirette da tanti diversi e noti registi. “Sul set, mentre due attori recitano, ci dovrebbe essere licenza di uccidere – dice Golino con convinzione –, ci dovrebbe essere la libertà di poter dire e fare cose, anche le più sgradevoli, che, come cittadina, non farei mai. E spero che agli artisti non venga levato questo diritto”. D’accordo con lei, ma con più moderazione, Trinca sottolinea però la necessità di mantenere “una forma di rispetto sempre che non ha nulla a che fare con la creazione artistica”.
Golino ricorda il famoso schiaffo che Citto Maselli le diede sul set di Storia d’amore con lo scopo di provocarle il pianto, “sono regole non dette che esistono”. Ma “Valeria come regista è grandemente capace di parlare agli attori senza essere violenta sapendo dove andare a spingere”, la contraddice con affetto Trinca, che ricorda poi l’esperienza meno positiva avuta sul set di Fortunata con Sergio Castellitto, che la tormentò parecchio fino ad ottenere però il risultato che desiderava.
“I registi e le registe, noi comprese, sono dei sadici – aggiunge sorridente Trinca – Per fare il regista devi avere un certo pelo sullo stomaco perché sottoponi i tuoi attori a molte angherie”. “Golino lo è come regista?” Chiede Magrelli. “Non ancora abbastanza, ma più i film passano più lo divento. A ottant’anni sarò cattivissima!”.