Tano da morire, la mafia pop, ironica e grottesca di Roberta Torre

Film d’esordio della regista e sceneggiatrice Roberta Torre, nata a Milano ma naturalizzata a Palermo, Tano da morire (1997) è in programma nella giornata di chiusura del 19 luglio al Taormina Film Festival alla presenza dell’autrice e del direttore della fotografia Daniele Ciprì.

Musical originale che ironizza sulla mafia e sulla sicilianità, Tano da morire è stato presentato al Festival di Venezia dove ricevette il premio Luigi De Laurentiis per l’opera prima. Seguirono poi due David di Donatello per la miglior regista esordiente e il migliore musicista a Nino D’Angelo, tre Nastri d’argento per l’esordio alla regia, la musica e le migliori attrici non protagoniste e un Ciak d’oro per la migliore opera prima.

Tano da morire, la trama

Ispirato alla storia vera dell’assassinio di Tano Guarrasi, macellaio alla Vucciria di Palermo e importante esponente della mafia. Passo dopo passo, con il ricorso a frequenti flashback e grottesche coreografie sui brani musicali, il racconto ricostruisce con ironia le tappe che hanno portato Tano alla mafia, la sua affiliazione e i suoi rapporti con la famiglia.

Tano da Morire è il mio primo film – dice la regista Roberta Torre – mai avrei pensato che dopo 25 anni fosse ancora in giro e che rivedendolo potessi rimanerne stupefatta. È un film pieno di energia, è un quadro iperrealista in movimento. Tutti nel film urlano molto, cantano molto, si agitano molto. Tutto nel film è stra-ordinario: la fotografia di Daniele Ciprì, con i colori che schizzano fuori dallo schermo, le canzoni di Nino D’Angelo, le scenografie di Fabrizio Lupo che hanno reso Palermo e la Vucciria un dipinto pop, le facce e i movimenti dei personaggi di quella città antropologicamente unica. Un plauso alla visionaria produttrice, Donatella Palermo, che ha capito subito il potenziale del film, non era facile”.

Alcune scene di Tano da morire sono state girate nei luoghi reali, piazze e strade del mercato della Vucciria, altre sono state ricostruite negli studi di posa dei Cantieri Culturali alla Zisa, dallo scenografo Fabrizio Lupo che, in collaborazione con il direttore della fotografia Daniele Ciprì, ricostruisce le atmosfere del quartiere, con la piazza del mercato, le bancarelle e la bottega del “Carnezziere” come viene chiamato il macellaio a Palermo.

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