Cronache dal festival: Valeria Golino, Tecla Insolia e Jasmine Trinca raccontano L’arte della gioia

«Fare la regia è la mia priorità al momento. Ho cominciato troppo tardi: dopo il primo film ho capito che avrei voluto (e dovuto) cominciare molto prima». Così Valeria Golino si racconta al pubblico del Taormina Film Fest dopo la (doppia) proiezione de L’arte della gioia, la serie Sky Original da lei diretta e presentata a Taormina nella versione cinematografica in due parti da 155′ minuti l’una.

Tra i progetti più applauditi dell’ultimo Cannes, la serie – in uscita su Sky nei primi mesi del 2025 – è tratta dal romanzo postumo di Goliarda Sapienza. Per Golino si è trattato del lavoro più “totalizzante” mai fatto in carriera: «abbiamo impiegato quasi quattro anni per farlo: due per scriverlo, più di uno per girarlo e oltre 10 mesi al montaggio. È stato come montare tre film insieme» racconta. Scritto insieme a Luca Infascelli, Francerca Marciano, Valia Santella e Stefano Sardo e montato con Giogiò Franchini, il film copre solo la prima delle quattro parti del romanzo di Sapienza, che Golino descrive come un «libro fluviale, un grande magma pieno di stili e fantasia, specchio dell’anima complessa che era Goliarda». Un legame, quella della Golino con la scrittrice di Catania scomparsa nel 1996, che va oltre la più semplice ammirazione: «Goliarda Sapienza oramai mi abita, si è impossessata di me, anche se io non sono come lei. Si è impossessata di qualcuno che non le somiglia, ma che auspica alla sua grande libertà e alla sua scabrosità. Mi perseguita a tal punto che Martone mi ha chiesto di interpretarla nel suo prossimo film».

L’arte della gioia porta in scena una personaggio femminile molto complesso, Modesta, una bambina poverissima nata alle pendici dell’Etna agli inizi del Novecento che per una serie di circostanze diventerà un’aristocratica. Un personaggio determinato, libero e sessualmente emancipato, interpretato dalla giovanissima Tecla Insolia. «Questo personaggio mi ha dato la possibilità di viaggiare come attrice su ogni emozione possibile. Avevo la stessa età di Modesta quando stavamo girando, ho potuto guardarla con i miei stessi occhi senza giudizio» racconta. Insieme a lei, anche Jasmine Trinca nei panni di una suora superiora molto sfaccettata: «sono tutti personaggi polivalenti che hanno dimensioni che sfuggono anche a noi interpreti. Di madre Eleonora appartiene la disperata ricerca di amore, la sento molto mia». 

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