“Sono felice di essere al Taormina Film Festival di Marco Müller perché ha veramente tanto gusto nel presentare film, attori, personaggi e credo che sia veramente unico nel suo genere” ci confida Cristiana Dell’Anna, reduce dal successo oltreoceano di Cabrini, sul red carpet della rassegna cinematografica siciliana per presentare il suo nuovo film Tre regole infallibili di Marco Gianfreda che racconta l’amore vissuto da due generazioni diverse, quella dei genitori e quella dei figli, entrambe per differenti motivi fragili.
Bruno (Guglielmo Acquaro) è un adolescente problematico di quattordici anni ed è nel panico perché ha scoperto che il suo amore per Flavia, la sua compagna di classe, è sorprendentemente corrisposto. Il problema è che Bruno non ha nessuna idea di come si inizi una storia e la relazione che ha sua madre Claudia (Cristiana Dell’Anna) con Luca (Matteo Olivetti) è tormentata e appesa ad un filo. Sarà proprio Luca ad insegnare a Bruno alcune semplici regole dell’amore.
Fasciata nel suo abitino corto nero di Michael Kors e sbrilluccicoso (come lei stessa lo ha definito) Cristiana Dell’Anna avanza sicura con tacchi vertiginosi perché “mia madre mi diceva sempre se non sai correre sui tacchi, non sei una donna”.
In amore ci devono essere per forza delle regole?
Secondo me no ed è il motivo per cui in realtà queste tre regole infallibili non funzionano, tant’è vero che non funziona alla fine il gioco, lo schema. Credo che le regole in amore si facciano di giorno in giorno. Con mio marito è stato così, ci siamo innamorati, conosciuti e nel mentre ci innamoravamo sempre di più. Ci siamo anche sposati subito. Quotidianamente abbiamo fatto le nostre regole un po’ come dice Beyoncé nella canzone “I make the rules as I go”.
Bisogna scendere sempre a compromessi?
È necessario essere disposti a smussare un po’ il proprio carattere perché altrimenti non si trova l’incastro. L’incastro perfetto non esiste e quindi se si è disposti perlomeno a diventare compatibili con l’altra persona allora forse questa è l’unica regola.
Perché ha deciso di partecipare a questo film?
Per il finale. Perché mi piaceva l’idea non necessariamente del classico lieto fine ma di una donna che in una scena simbolica finale si abbandona alle onde del mare e impara finalmente a nuotare e a galleggiare da sola. Una donna che ha delle crisi di identità ma che capisce che deve contare solo su se stessa per potersi davvero innamorare. Credo sia un bel messaggio, un bel finale forte.
Avete girato in Sicilia il film?
Sì, vicino Palermo. Ho dei bellissimi ricordi. Andavo a correre tutte le mattine, il sole, il buon cibo che adesso ovviamente per me è off limit perché sono vegana. Quindi oggi per me la Sicilia rappresenta le pene dell’inferno perché è talmente tutto buono, io che ho sempre amato i formaggi e i dolci siciliani, avrei potuto uccidere per l’ultima fetta di cassata.
È la tua prima volta al Taormina Film Festival?
No, in realtà è la mia seconda volta. Tanto tempo fa ci sono venuta con Salvatore Esposito per ritirare un premio per Gomorra, ma fu veramente una toccata e fuga. Questa diciamo che è la mia prima vera volta. Il Festival di Taormina è di un’eleganza unica, un po’ la location e anche un po’ lo style di Marco Müller.