Carlo Degli Esposti, un premio per il papà di Montalbano e Vanina

«Il mio rapporto con i premi è disincantato. Sono molto riconoscente, ma penso sempre di non meritarmeli!» mi rivela con falsa modestia Carlo Degli Esposti che oggi riceverà il premio Cariddi alla carriera al Taormina Film Festival diretto Marco Müller. È la prima volta che viene dato ad un produttore. Infatti, dopo averlo pungolato un pochino elencandogli i tanti successi della Palomar, casa di produzione da lui fondata nel 1986 e specializzata in polizieschi (ma non solo), si sbottona e sorridendo mi confessa: «Faccio dei grandi sforzi per non montarmi la testa!»

Montalbano, Màkari, Maltese, oggi Vanina, sono una continua esplorazione della Sicilia. Una dichiarazione d’amore o semplice terreno fertile per le storie che produce?

L’ho sempre amata, soprattutto la letteratura di questa terra che mi ha obbligato a trasporre quelli che io considero i più grandi romanzi della letteratura siciliana in serie. Montalbano è stato il primo ed è stata una folgorazione. Uno dei primi romanzi di un autore siciliano non ancora famoso. Abbiamo galoppato insieme per 25 anni raccontando il meglio della Sicilia che è un posto che sembra fatto per il cinema e per la televisione.

È lei che ha aiutato Camilleri a diventare famoso o Camilleri che l’ha aiutata ad avere successo come produttore?

Con Andrea Camilleri dicevamo sempre che tra di noi c’è stato un mutuo soccorso. La fiducia di un autore verso un giovane produttore e successivamente c’è stata la popolarità televisiva che ha aiutato poi il successo letterario. 

Quanto ha contato la sua amicizia con Elvira Sellerio?

La sua amicizia è stata fondamentale anche perché io non conoscevo Camilleri. Devo ringraziare anche Sergio Silva, allora potentissimo capo indiscusso del cinema e della fiction in Rai, che sposò subito il progetto. E (ridendo) devo ringraziare anche Luigi Abete, azionista di Cinecittà mentre io ero amministratore unico. Lui era per la privatizzazione di Cinecittà mentre io ero contrario per cui ci mandammo amichevolmente a quel paese.

Il Commissario Montalbano è la serie italiana più venduta all’estero e prima il primato era de La piovra, entrambe hanno a che fare con lei e la Sicilia.

Sono sempre rimasto affascinato dall’evoluzione de La piovra nel mondo. Sono andato a cercare allora il soggetto originario di Nicola Badalucco che si chiamava Il romanzo del commissario da cui la Rai trasse La piovra. Da quell’esperienza lì è nato anche Maltese che altro non è che una trasposizione del soggetto originario de La piovra. Per cui è un’altra bellissima storia siciliana.

La Sicilia sta vivendo il fenomeno del cineturismo grazie a film e serie tv girate in questa terra. Cosa consiglierebbe lei di visitare?

Di girare tutta la Sicilia, perché ogni angolo di questa meravigliosa terra è un paradiso molto spesso ancora incontaminato. Certo il ragusano di Montalbano ha avuto una grande visibilità, come il trapanese raccontato da Màkari e da Maltese. Oggi c’è la Catania di Vanina. Adesso però sono affascinato dall’idea di raccontare l’interno della Sicilia, per cui sto pensando che le prossime avventure saranno nell’entroterra, perché si rischia l’overdose sulla costa.

Di Pino Gagliardi 

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