HomeCiak In Mostra 2024In concorso: Youth: Homecoming / Kjærlighet (Love)

In concorso: Youth: Homecoming / Kjærlighet (Love)

Qing Chun: Gui (Youth: Homecoming)

Venezia 81 – Concorso 

Qing chun qi, Francia/Lussemburgo/Paesi Bassi, 2024. Regia Wang Bing. Durata 2h e 32’.

Per il Direttore di Venezia 81 Alberto Barbera è «il più grande documentarista cinese», per un illustre competitor al concorso del Lido, Luca Guadagnino, i suoi sono «i film più belli che si fanno negli ultimi vent’anni»: stiamo parlando di Wang Bing, il cui Youth: Homecoming arriva in competizione per il Leone d’oro il penultimo giorno della Mostra, e potrebbe rimettere in discussione i pronostici sul palmarès. Per nulla indulgente col governo e la storia del suo Paese (il suo unico film di finzione, I dannati di Jiabiangou, del 2010, racconta le dure condizioni dei detenuti in un campo di lavoro maoista negli anni ’50), il cineasta è noto anche per la durata fluviale dei suoi documentari, a volte divisi in più parti: come Il distretto di Tiexi (2003), composto di tre capitoli (per un totale di nove ore) che raccontano il declino, all’alba del Terzo Millennio, di un complesso industriale un tempo fiorente della Cina nordorientale. Anche Youth: Homecoming è il terzo capitolo di una trilogia, formata con i precedenti Youth (Spring) e Youth (Hard Times), presentati quest’anno rispettivamente a Cannes e a Locarno. Al centro del trittico ci sono i giovani operai tessili di Zhili, vicino Shangai (emigrati dalle zone rurali). In Spring e Hard Times vedevamo il contrasto fra la loro vitalità e le difficili condizioni di lavoro, con ritmi di produzione frenetici, aspre trattative per la paga e tensioni con i dirigenti, uno dei quali fugge con il denaro. Homecoming segue invece il ritorno a casa dei protagonisti dopo il fallimento della fabbrica. Al Festival veneziano, Wang Bing potrebbe dunque aggiudicarsi un altro dei suoi numerosi riconoscimenti, che includono due premi Orizzonti, rispettivamente con Tre sorelle (2012) e Bitter Money (2016), e il Pardo d’oro a Locarno nel 2017 con Mrs. Fang.

Emanuele Bucci


Kjærlighet (Love)

Venezia 81 – Concorso 

Norvegia, 2024, Regia Dag Johan Haugerud Cast Andrea Bræin Hovig, Tayo Cittadella Jacobsen, Marte Engebrigtsen, Lars Jacob Holm, Thomas Gullestad, Marian Saastad Ottesen, Morten Svartveit Durata 119′

È il secondo capitolo della trilogia del regista e scrittore norvegese Dag Johan Haugerud dedicata alla sessualità, al desiderio e alla trasgressione nella moderna società nordica, Kjærlighet (Love) è ora in concorso all’81ma Mostra Internazionale d’Arte cinematografica di Venezia. All’inizio di quest’anno Haugerud aveva presentato Sex, primo capitolo della trilogia “Sex Dreams Love”, nella sezione Panorama al 74° Festival Internazionale del Cinema di Berlino; il film narra la storia di due uomini eterosessuali sposati, due spazzacamini nella moderna Norvegia, che con le loro esperienze sfidano la nozione convenzionale di mascolinità e le norme sociali rispetto alla sessualità, all’orientamento e all’identità di genere. Con Kjærlighet Haugerud estende la sua esplorazione narrativa anche alla sfera femminile con una storia che vede protagonista Andrea Bræin Hovig, nota attrice teatrale e cantante norvegese, nel ruolo di Marianne, un’infermiera in cerca di relazioni non convenzionali. Durante un incontro al buio su un traghetto Marianne conosce Tor (Tayo Cittadella Jacobsen), con lui sperimenta un approccio più libero e disinvolto verso l’amore e le relazioni sessuali e comincia a chiedersi se gli incontri occasionali senza impegno possano essere una gratificante occasione anche per lei. «Stiamo tutti navigando in un panorama in cui, attraverso vari media, siamo incoraggiati a riconoscere e abbracciare i nostri impulsi e bisogni – ha spiegato il regista Dag Johan Haugerud – Allo stesso tempo, scegliere di vivere la nostra sessualità in modi alternativi appare come una rottura radicale e impegnativa rispetto alle convenzioni e ai valori tradizionali. I tre film, che hanno un comune denominatore queer, mirano a discutere di questo a modo loro».

Vania Amitrano

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