HomeCiak In Mostra 2024Chiara Francini produttrice: «È come fare un figlio»

Chiara Francini produttrice: «È come fare un figlio»

Lattrice porta sullo schermo il celebre testo del duo Fo-Rame: “Ci ho messo me stessa”. In apertura delle Giornate e dal 29 agosto in sala

«Volevo raccontare con un alfabeto vero la favola e il martirio dell’amore quando è coppia o quando si è in molti di più» dice con entusiasmo Chiara Francini, che nella sua nuova veste di produttrice presenta in apertura delle Giornate degli Autori alla 81ma Mostra del Cinema di Venezia il film da lei anche scritto e interpretato, Coppia aperta quasi spalancata, dal 29 agosto al cinema con I Wonder Pictures. Tratto dall’omonimo spettacolo teatrale scritto da Franca Rame messo in scena con il marito Dario Fo, Coppia aperta quasi spalancata è un docufilm diretto da Federica Di Giacomo (Il Palazzo, 2022) che esplora, tra realtà e finzione, le complesse tematiche del poliamore e della ricerca della felicità. Per quattro anni Francini ha portato in scena con successo la pièce suscitando un dibattito che ha coinvolto il pubblico con una passione tale da spingere l’attrice a volerne realizzare un film con la casa di produzione da lei creata, Nemesis, insieme a Ballandi e in collaborazione con Rai Cinema. «Franca Rame e Dario Fo – racconta Francini a Ciaksono davvero dei geni e questo testo non morirà mai, restituisce un affresco che parla a tutta la società e racconta una canzone che tutti cantano».

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Di cosa tratta il film?

È la storia di un’attrice, Chiara, che porta in scena per 4 anni con grande successo il testo di Dario Fo e Franca Rame in cui è narrata la vicenda di Antonia, una moglie alla quale il marito chiede di spalancare la coppia in realtà solo per poter fare il proprio comodo. Lei soffre in maniera indicibile, ma accetta perché pensa che la sua vita non abbia significato senza essere la moglie di qualcuno. Nel momento in cui Antonia però comincia a prendere contezza di sé e ad ascoltarsi, è quasi come se rinascesse e ovviamente questo va a incrinare il rapporto con suo marito, il quale pensava che la moglie fosse quasi un oggetto sempre a casa in attesa di lui. Il film racconta che cos’è oggi quella coppia aperta quasi spalancata che dall’83 ancora oggi continua a suscitare dibattiti così accesi, è una sorta di viaggio dantesco nel mondo del poliamore.

Cosa l’ha colpita di questo testo teatrale?

Quest’opera straordinaria analizza in maniera molto profonda e sottile anche e soprattutto una figura femminile che all’inizio soccombe, soffre della sensazione di rischiare di sentirsi manchevole, incompleta se non si è la metà di qualcuno, e nonostante accetti delle regole pur di stare con l’altro continua a sentirsi sbagliata e infelice. Ma racconta anche la rinascita che si ha con quella che, a mio avviso, è la necessaria regola per essere felice soprattutto per una donna: ascoltarsi, comprendere i propri colori, conoscere i propri pregi e anche i propri limiti, perché lì nel mezzo c’è la vera possibilità di successo e forse di felicità.

Come è stato per lei approcciarsi ad una grande figura come è quella di Franca Rame?

Questo è il primo progetto audiovisivo italiano su un testo di Franca Rame. Sono orgogliosa di interpretare il personaggio di Antonia che è stato scritto e recitato da lei e a lei è così vicino. In questo film porto un po’ avanti il suo discorso. Non mi voglio paragonare a Franca, ma la sento molto in linea con quella che sono io.

Cosa significa per lei aprire le Giornate degli Autori a Venezia con un suo film?

È forse una delle più grandi gioie della mia vita. È il mio primo film da produttrice e l’ho fatto come si fa un figlio, perché si compone di tutti i colori del mio arcobaleno. C’è la scrittura, c’è il teatro, c’è il cinema e ci ho messo la cosa più vera che avevo, ci ho messo Chiara Francini.

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