Eclettica, acuta e con una storia familiare di grande spessore, Leslie Iwerks, regista, sceneggiatrice e produttrice cinematografica statunitense, figlia di Don Iwerks e nipote di Ub Iwerks, creatore assieme a Walt Disney del celebre personaggio di Topolino, è a Cartoons on the Bay come giurata per i Pulcinella Awards Animated Feature Film. Autrice di documentari acclamati dalla critica, come Recycled Life (2006), cortometraggio candidato agli Oscar, e The Pixar Story (2006), nominato agli Emmy, Iwerks riceverà il Pulcinella Special Award “per aver raccontato con stile impeccabile gli avvincenti retroscena della storia non solo cinematografica della Disney e della Warner Bros”.
Intervistata da Ciak Leslie Iwerks racconta con piacere gli inizi della sua straordinaria carriera in una famiglia che ha il cinema, in particolare l’animazione, nel proprio DNA. “Sia mio padre che mio nonno facevano parte della Disney, mio nonno è stato co-creatore di Topolino e mio padre ha rivestito un ruolo importante nel settore dell’animazione e dell’impiego degli effetti speciali della Disney. Si può dire che sono cresciuta dietro le quinte degli Studios e dei parchi a tema Disney, ascoltando le storie sul lavoro di mio nonno. Questo mi ha ispirata molto e ha influenzato la mia idea di creazione e la mia passione per lo storytelling. Dopo la laurea ho deciso di raccontare la storia di mio nonno perché volevo intervistare le persone che lo avevano conosciuto”. Così è nato The Hand Behind the Mouse: The Ub Iwerks Story (1999) e, sebbene Iwerks non avesse realmente pensato prima di diventare una documentarista, da lì è cominciata una carriera che non si è più fermata, toccando anche temi diversi come l’ambiente.
“Successivamente sono stata assunta da John Lasseter [allora direttore creativo della Pixar], Steve Jobs ed Ed Catmull [tra i fondatori della Pixar] per raccontare la storia della Pixar, è nato Pixar Story ed è stato molto divertente. Questo mi ha portato alla compagnia di George Lucas e poi alla Warner Brothers, per cui ho realizzato una serie per celebrare i 100 anni della DC Comics e poi il centenario della compagnia stessa”.
Uno dei suoi interessi più grandi è rivolto alla realtà degli effetti visivi, come è riuscita a coniugarlo nella sua produzione di documentari?
“Molte delle mie storie sono incentrate sull’impiego della tecnologia nella creatività e nell’impresa e di come questa riesca ad intercettare storie innovative. Sono stata fortunata per aver potuto raccontare questo genere di storie, mi piace molto”.
Un altro suo importante lavoro è stato Dietro le quinte dei Parchi Disney: The Imagineering Story (The Imagineering Story, 2019), una serie documentaristica sulla storia della Walt Disney Imagineering, la divisione responsabile della progettazione dei parchi a tema Disney e di altre attrazioni. Come è nato questo progetto?
“L’ex presidente della Walt Disney Imagineering, Marty Sklar, aveva visto Pixar Story e mi chiese di raccontare anche la storia della sua divisione e della nascita dei parchi a tema della Disney. È stato un viaggio che ha richiesto setti anni. All’epoca quando abbiamo iniziato, Disney+ ancora non esisteva, nacque proprio verso la fine del nostro lavoro con un tempismo perfetto per questa serie di documentari. Ho viaggiato per tutti i parchi Disney del mondo e ho intervistato più di 200 persone, tantissimi creatori. Ho potuto raccontare le origini del primo parco, il suo DNA, perché fosse così importante per Walt, come questo abbia influenzato la nascita di tutti gli altri parchi sparsi nel mondo e perché sono diventati così popolari. Dico sempre che Walt Disney ha creato il posto più gioioso della Terra. Creare felicità è il lavoro più duro e questa è la sua storia”.
Che opinione si è fatta di Walt Disney?
“Penso che fosse un uomo fortemente motivato. Aveva la capacità di spingere le persone che lo conoscevano oltre i confini di quanto fosse ritenuto possibile. Era noto per essere uno che non faceva molti complimenti alle persone, ma allo stesso tempo mio nonno andava molto d’accordo con lui. Quando iniziarono insieme penso che Walt credesse molto in se stesso, era un po’ più sfacciato; andando avanti poi ha dovuto affrontare molti conflitti, anche con altri Studi, ed è dovuto diventare più forte anche nel reagire per superare molte sfide”.
Cosa pensa del remake di molti grandi film d’animazione della Disney in versione live action?
“Credo che sia una gran cosa, forse non sempre riescono bene come si vorrebbe, ma non vedo alcun problema nel provarci. È una sfida e c’è molta pressione, ma credo che sia una mossa intelligente da parte degli Studios”.
E dell’impiego dell’intelligenza artificiale nel cinema cosa ne pensa?
“Credo che sia una cosa buona, naturalmente dipende dall’industria che la utilizza. C’è il rischio che danneggi attori, sceneggiatori, giornalisti, può causare problemi, ma anche essere di grande aiuto e rendere le cose più facili”.