Asian Film Festival 2025, intervista a Panu Aree, produttore di Doi Boy e Taklee Genesis

Il produttore thailandese è stato ospite della manifestazione al Cinema Farnese di Roma.

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Probabilmente pochissimi se ne sono accorti in Italia, ma sta emergendo un nuovo cinema thailandese che punta a cambiare l’approccio locale al cinema di genere, contaminandolo, tra le altre cose, con le criticità e ferite storico-sociali del Paese. Un cinema che abbiamo avuto occasione di scoprire al 22mo Asian Film Festival, dove l’11 aprile, sempre al Farnese di Roma, si è svolto il Thailand Day, alla presenza di Panu Aree, produttore per la Neramitnung di due dei film in selezione, Doi Boy di Nontawat Numbenchapol (Concorso) e Taklee Genesis di Chookiat Sakveerakul (Fuori concorso).

«La nostra è una compagnia molto giovane, fondata nel 2021», racconta Aree a Ciak, «Essendo una nuova realtà, partita da zero, volevamo trovare una nostra fisionomia riconoscibile, e ci siamo resi conto che il cinema thailandese manca di varietà». In un panorama dominato dalla ripetizione degli stessi generi (soprattutto horror e commedie), l’obiettivo era insomma «fare qualcosa di diverso. Perciò abbiamo aperto alla collaborazione con questi due fantastici registi. La fortuna è stata anche che il nostro primo film, un teen-action, ha avuto molto successo».

Aree e il suo team decidono quindi di rischiare con un film come Doi Boy, noir onirico su un giovane sex-worker Sorn, immigrato irregolare dal Myanmar, e il suo cliente, Ji, un poliziotto coinvolto in una rete criminale che coinvolge le alte sfere delle forze dell’ordine. L’agente ricatta l’altro perché lo aiuti nel suo nuovo incarico, far sparire uno scomodo attivista contro le sparizioni connesse al traffico di esseri umani. «Il tema della corruzione è molto sentito nel cinema thailandese», spiega Aree, che non nasconde le difficoltà a trovare dei finanziatori per il film, considerati anche i temi scottanti. «La legge sulla censura è cambiata solo sette anni fa in Thailandia, in passato era sotto il controllo della polizia, ma ora abbiamo un sistema di rating come in Italia».

Panu Aree

«È stata una vera sfida», ammette il produttore, che però ha trovato una sponda non da poco in Netflix, che visionato il materiale e apprezzando «lo stile e il cast, fatto di nomi piuttosto noti», acquista il lungometraggio (spuntandola su Amazon, anch’essa interessata al progetto): «Purtroppo il film non è uscito nei cinema, ma è piaciuto a molte persone che si sono congratulate con noi».

Per Taklee Genesis la strada era perciò spianata, ma i realizzatori aumentano la posta: questo kolossal di due ore e mezza combina avventura, horror, sci-fi e dramma familiare in una storia di viaggi nel tempo che si articola lungo 7000 anni, dalla preistoria a un futuro distopico. E non mancano i riferimenti polemici a fatti come il massacro di dell’Università Thammasat nel 1976: «Se dieci anni fa qualcuno avesse voluto fare un film su questo argomento sarebbe stato bandito. Per fortuna il nostro ha passato la censura, ed è stato apprezzato da molti giovani».

Taklee Genesis

Peccato invece per la scarsa distribuzione e visibilità di questi lavori in Italia e in Europa. «Sono stato a mercati cinematografici come quelli di Cannes e Berlino, e nessuno compratore ha visitato il mio stand perché il cinema thailandese non gli interessava!». Un aspetto che rende tanto più utili vetrine come quelle offerte dall’Asian Film Festival. «Penso sia molto importante un’iniziativa del genere, perché permetterà a gente da fuori di conoscere film thailandesi, e perché nei festival c’è un lavoro di selezione che garantisce una certa qualità».

E, di sicuro, Aree non si perde d’animo: la sua prossima fatica produttiva in dirittura d’arrivo è «un creature feature [film incentrato su un mostro, NdA] con un centopiedi gigante, che può ricordare La Cosa di John Carpenter. vogliamo provare a venderlo durante il Marchée du Films di Cannes a maggio».