Hamdan Ballal, l’Academy si scusa per il silenzio sul caso

Dopo la pioggia di critiche arriva il messagio di scuse degli Oscar

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No Other Land Hamdan Ballal

Arrestato, ammanettato e picchiato, per giorni si era temuto per la sorte del regista di No Other Land, Hamdan Ballal, per fortuna tornato in libertà dopo che gran parte del mondo, non solo del cinema e della cultura, si era mostrato solidale con lui e preoccupato per la sua sorte. Quasi un plebiscito, che in una occasione del genere ha fatto sì che si notasse particolarmente il silenzio dell’Academy, molto criticata per non essersi schierata in maniera chiara e che non ha potuto che chiedere scusa per il suo comportamento.

Sicuramente hanno pesato le voci di 800 ‘votanti’ agli Oscar – tra i quali Mark Ruffalo, Olivia Colman, Joaquin Phoenix, Riz Ahmed, Penélope Cruz, Emma Thompson, Natasha Lyonne, Javier Bardem, Sandra Hüller, Richard Gere, Andrea Riseborough, Susan Sarandon e i registi Ava DuVernay, Todd Haynes, Adam McKay, Jonathan Glazer, Jim Jarmusch, Alfonso Cuarón, Alex Gibney, Errol Morris, Laura Poitras e altri – nella decisione dell’organizzazione di diffondere una tardiva lettera ufficiale.

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Dopo che lunedì scorso il suo co-regista Yuval Abraham aveva scritto su X/Twitter che l’amico e collega era scomparso, dopo essere stato aggredito, Ballal è stato rilasciato dalle autorità israeliane martedì 25 marzo. Il giorno prima del post dello stesso Abraham, critico nei confronti dell’Academy per non aver rilasciato una dichiarazione di sostegno al regista, sottolineando che “Purtroppo l’Academy statunitense, che ci ha assegnato un Oscar tre settimane fa, ha rifiutato di sostenere pubblicamente Hamdan Ballal mentre veniva picchiato e torturato da soldati e coloni israeliani“.

Al quale è seguita la dichiarazione di condanna dell’Academy, per “aver danneggiato gli artisti“, nella quale non si faceva nessun nome specifico e dopo la quale – giovedì – era iniziata a circolare una lettera molto critica tra i membri dell’Accademia, firmata dagli 800 cui si faceva riferimento, e nella quale si condannava “la brutale aggressione e la detenzione illegale del regista palestinese premio Oscar Hamdan Ballal da parte dei coloni e delle forze israeliane in Cisgiordania“, definendo lattacco a Ballalnon solo un attacco a un regista, ma un attacco a tutti coloro che osano testimoniare e raccontare verità scomode“.

Impossibile a questo punto quanto accaduto venerdì 28 marzo, quando l’Academy (dopo una riunione di emergenza del Consiglio dei governatori con i funzionari di alto livello della dirigenza) ha inviato una risposta – a tutti i suoi 11.000 membri – nella quale si nominava esplicitamente Ballal aggiungendo le scuse per aver omesso sia lui sia il film nella dichiarazione precedente:

Mercoledì abbiamo inviato una lettera in risposta alle notizie di violenza contro il premio Oscar Hamdan Ballal, co-regista di No Other Land, legate alla sua espressione artistica. Ci rammarichiamo di non aver riconosciuto direttamente il nome del signor Ballal e del film, – si leggeva nel testo firmato dal CEO dell’Academy Bill Kramer e dalla Presidente Janet Yang, riportato da Variety. – Ci scusiamo sinceramente con il signor Ballal e con tutti gli artisti che si sono sentiti non supportati dalla nostra precedente dichiarazione e vogliamo chiarire che l’Academy condanna la violenza di questo tipo ovunque nel mondo. Aboliamo la soppressione della libertà di parola in qualsiasi circostanza“.

Diretto insieme ad Abraham, Basel Adra e Rachel Szor, il film No Other Land di Ballal  – vincitore dell’ultimo Premio Oscar per il Miglior Documentario nonostante la pressoché nulla distribuzione negli Stati Uniti (è stata Cinetic Media a gestire le prenotazioni alle proiezioni del film nelle sale del Paese.) – racconta la demolizione delle case palestinesi in Cisgiordania tra il 2019 e il 2023.

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