Una figlia, Ivano De Matteo e l’amore genitoriale: «ci vorrebbe un po’ di sana disattenzione»

Al Bif&st l'anteprima del film con Stefano Accorsi e Ginevra Francesconi

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Una figlia

Come ti sentiresti se tuo figlio minorenne commettesse un reato? Lo denunceresti o lo proteggeresti? Quanto tempo ci vuole per espiare una colpa? Una figlia di Ivano De Matteo con Stefano AccorsiGinevra Francesconi e Michela Cescon, in anteprima al Bif&st 2025e dal 24 aprile al cinema, cerca di rispondere a queste ed altre domande, anche se «non puoi mai sapere come ti comporteresti finché non lo vivi – ha dichiarato De Matteo – e, quando ti trovi nella situazione, non rifletti più di tanto: ragioni d’istinto, è quello a muovere le tue scelte, inutile ponderarle in anticipo».

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Se in Mia (vincitore del Ciak d’oro 2023 come miglior film drammatico) i riflettori erano puntati sulla vittima di violenza, in Una figlia lo sguardo passa attraverso gli occhi del carnefice. «È stata una scommessa tentare di far dimenticare al pubblico che la protagonista commette un reato grave, ma seguendo il suo percorso scopri la sua riparazione grazie al carcere. Io per primo non conoscevo molti aspetti dell’Ipm, che funziona in maniera diversa dal carcere ordinario. Per i minori la colpa non è definitiva».

Ad aiutarla durante il suo percorso di redenzione, il padre Piero (Accorsi), che, vedovo, ha da poco una nuova compagna che sua figlia (Francesconi) proprio non tollera.

«So che significa vivere in una famiglia allegata, perché la mia lo è: mia moglie non è la madre dei miei figli, anche se, al contrario di Piero, viviamo in armonia. Questa storia mi ha portato a due riflessioni: quando sbagli perdi immediatamente tutta la fiducia che hai costruito negli anni e devi ricostruirla integralmente, piano piano, mentre fai i conti con chi ti guarderà diversamente e forse non sarà capace di guardarti più allo stesso modo; oggi siamo troppo responsabili nei confronti dei nostri figli, che di conseguenza sono troppo deresponsabilizzati, falsificare una firma, fare una fuga sono gesti che servono a crescere e vanno fatti, bisogna sbagliare, siamo diventati genitori troppo invadenti, ci vorrebbe un po’ di sana disattenzione per far crescere meglio i nostri figli».

De Matteo, che ha scritto ancora una volta la sceneggiatura insieme a Valentina Ferlan, ispirandosi liberamente al romanzo Qualunque cosa accada di Ciro Noja, per rendere i dialoghi più realistici consultava giudici ed educatori: erano loro a conoscere il gergo, il tono e le modalità giuste per rivolgersi ai ragazzi formalmente.

«Mi sono servito dei rumori ripetitivi del carcere, che cadenzano la storia: le doppie mandate che chiudono le celle, i passi che rimbombano nei corridoi vuoti, i respiri affannati della solitudine dei detenuti. L’Ipm è un mondo a parte, che mi ha affascinato e portato a riflettere molto. È stato bello scoprire la cura degli adulti che lo abitano rispetto alla riabilitazione dei minorenni, in cui credono ciecamente».