Monica Guerritore porta Anna Magnani sul grande schermo: «In aprile il primo ciak»

L'attrice romana si racconta al pubblico del Bif&st tra il nuovo film su Anna Magnani e la serie Netflix Inganno

0
Monica Guerritore

«Dopo 3 anni di preparazione, molto complicati, il 27 aprile inizio le riprese del mio film su Anna Magnani – esordisce Monica Guerritore durante l’incontro al teatro Petruzzelli del Bif&st 2025 – in questo tempo ho avuto l’opportunità di approfondire il personaggio che ho cominciato a costruire insieme ad Andrea Purgatori, a cui il film sarà dedicato».

La storia partirà da quella notte del 21 marzo 1956 in cui Magnani ha vinto l’Oscar come miglior attrice protagonista per La rosa tatuata: è stata la prima interprete italiana nella storia degli Academy ad aggiudicarsi la statuetta e la prima in assoluto di madrelingua non inglese. Era a casa sua a Roma aspettando il responso, quando riceve la telefona che le conferma la vittoria da quello stesso telefono nero di bachelite, da cui il suo amore Roberto Rossellini la lascerà  per Ingrid Bergman.

LEGGI ANCHE: Anna Magnani, simbolo del cinema italiano nel mondo

«Per me è incredibile pensare che non esista un film su Anna Magnani, a cui, per comprenderne la vita, bisogna dare profondità a tutto quello che le è successo – continua Guerritore – ha perso un figlio per poliomielite mentre girava Roma città aperta di Rossellini. Nonostante questo, tutti sono convinti che sia stato in quel momento che si è innamorata di Roberto: ma come avrebbe potuto una madre con un figlio morente pensare all’amore? È successo dopo, quando erano entrambi hanno vinto a Cannes ed anche Rossellini ha perso un figlio: quello è il momento, nel dolore e nella vittoria partecipati, in cui tra i due nasce quell’amore, che durerà soltanto un anno e mezzo, ma cambierà la vita ad entrambi».

La sua carriera cambia, dopo l’Oscar, e non positivo. Nessuno la chiama più, il cinema cerca nuove attrici, o meglio, nuove interpreti agli esordi, che richiedono meno lavoro: eseguono in silenzio, senza adattare personaggi e sceneggiatura, come faceva Magnani, che per ogni film si preparava, studiava, analizzava, ricercava e sperimentava.

«Il suo Oscar fa paura: è il momento in cui i registi diventano anche autori e iniziano a prendere le facce dalla strada, che bisogna pagare di meno e sono meno esigenti. Magnani era troppo per loro: ha avuto problemi anche per Mamma Roma di Pasolini, perché rivendicava i diritti della sceneggiatura, a cui aveva collaborato per la costruzione del suo personaggio. Era diventata ingombrante, lo diceva lei stessa, ne era cosciente. Tutto si ferma dopo quel premio per lei, oltre alla sua carriera nel cinema, anche l’amore. Per questo i suoi occhi si scuriscono».

Parlando della forza delle donne in ogni fase della loro vita, Monica Guerritore torna al suo ultimo, fortunato, personaggio in Inganno di Pappi Corsicato, la serie Netflix venduta in più di 190 Paesi.

LEGGI ANCHE: Inganno, teaser e prime immagini della serie Netflix con Monica Guerritore e Giacomo Gianniotti

«Il cinema italiano non dà molto spazio alle donne nella fascia d’età tra i 50 e i 60, che sono in un momento di vita vuoto: passano dall’essere madri ad aspettare di diventare nonne. Inganno riempie quello spazio, e lo racconta senza falsità, passando attraverso un percorso che comprende anche umiliazioni. Gabriella parla al pubblico in maniera sincera, gli dice: guardami, io sono così, sono diversa dalla me diciassettenne e dalla me venticinquenne. Per questo sta avendo tanto successo».

Doveva essere una fiction autoconclusiva, eppure, vista la popolarità Netflix starebbe lavorando ad una seconda stagione, anche se Guerritore al momento è ferma sul suo progetto, che cerca di portare alla luce da 3 anni. «Adesso c’è Anna, dopo vedremo cosa succederà a Gabriella», conclude mentre uno scroscio di applausi la saluta.