Sorridente, elegante, spontanea nel suo smoking nero, Chiara Mastroianni ha ricordato il padre durante la masterclass alla Festa del Cinema di Roma. Partendo da quella foto in cui un Marcello bambino, in bianco e nero, guarda la macchina fotografica con l’espressione imbronciata e le bretelle a tenergli su i pantaloncini.
«Non sapeva quale sarebbe stato il suo destino al tempo – ha commentato la figlia – veniva da una famiglia che non aveva nulla e, poi, quando è diventato un giovane adulto lavorava come contabile e il suo lavoro non gli piaceva per niente. Ho ritrovato una lettera indirizzata alla madre, del 1948, quindi nell’immediato dopo guerra, in cui racconta che, durante uno spettacolo con la sua compagnia amatoriale, una produttrice gli diceva che lui avrebbe potuto avere un futuro nel cinema. Mi ha commosso la sua inconsapevolezza rispetto a quello che gli sarebbe poi accaduto nella vita».
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Tutto è cambiato quando, ad un piccolo spettacolo, tra il pubblico compare l’amministratore di Luchino Visconti, che nota Mastroianni e lo porta da Visconti, che lo ingaggia come attore giovane.
«Credo che il suo punto di forza sia stato quello di aver portato un’altra immagine maschile nel panorama cinematografico dell’epoca – ha continuato – prima di mio padre gli attori dovevano mostrare la loro virilità, tant’è che nei primi film la voce di Marcello era doppiata. Lui è stato capace di portare un’altra proposta allo spettatore, non perché volesse imporla, ma perché lui era così e funzionava».
Mastroianni aveva un rapporto part icolare con il set, che era la sua casa, molto più di quanto ci si potesse aspettare. Chiara Mastroianni
«In vacanza era insopportabile! Si annoiava, non prendeva il sole, non faceva il bagno, amava la moglie, le figlie e gli amici, ma trovava la sua ragione di vivere soltanto quando era su un set. Ed io ho avuto la fortuna di andare spesso con lui a Cinecittà, che per una bambina è un posto magico. Vai al bar e incontri qualcuno vestito da nazista, un’altra da Cleopatra ed è tutto estremamente divertente, quasi ti convinci che il mondo sia proprio così, che sia normale così».
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Mastroianni si è sempre definito un vigliacco, come ricorderà l’ex moglie Catherine Deneuve e come ha ricordato anche la figlia, ridendone, profondamente divertita.
«Lui mi diceva sempre di non mentire mai, perché al contrario lui che lo faceva sempre a volte si perdeva nella sua rete di menzogne. Fingeva sempre di essere da qualche altra parte e registrava gli avvisi delle partenze all’aeroporto per poterli poi usare in un secondo momento, fingendo di stare partendo. Mi chiamava, a volte, e mi chiedeva che tempo c’era a Parigi, gli rispondevo, lui mi ringraziava e agganciava. Poi ci riflettevo e capivo che chissà a chi aveva detto di essere in città e doveva confermare la sua bugia parlando convintamente del meteo». Chiara Mastroianni
Poi, mentre la figlia ricorda il rapporto che il padre aveva con Sofia Loren e con Federico Fellini, il suo sorriso si illumina.
«Quando ero giovane pensavo a mio padre con serenità – ha confessato – crescendo ho cominciato a capire che si vestiva di un altro colore, aveva una profonda malinconia che lo abitava. Era rimasto molto segnato dalla guerra e dal magro destino riservato a suo padre, che aveva perso la sua piccola falegnameria, con l’avvento del fascismo, perché non volle mai cedervi. Il cinema lo ha aiutato a lottare, ma nella vita di tutti i giorni gli rimaneva addosso un’inquietudine imprecisa».
Mastroianni, uomo curioso, elegante, onesto, era e resterà sempre un artista d’altri tempi, inimitabile nella sua maniera semplice di prestarsi alla macchina da presa. Chiara Mastroianni