Il robot selvaggio, intervista al regista Chris Sanders

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il robot selvaggio
© SSIFF - Photo: Pablo Gómez Sunday, September 22nd, 2024

LONDRA – Il primo pensiero dopo avere visto Il robot selvaggio è stato che la lotta per l’Oscar per il miglior film d’animazione quest’anno sarà davvero molto avvincente. Inside Out 2 è il logico favorito, ma questo film diretto da Chris Sanders, regista tre volte candidato nella categoria per Lilo & Stitch, Dragon Trainer e The Croods, darà del filo da torcere, senza dimenticare naturalmente Cattivissimo me 4 (e attenzione all’outsider Transformers One).

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Alcuni mesi fa Ciak è stato invitato ad assistere all’ultima sessione di registrazione della colonna sonora, in uno dei luoghi più suggestivi di Londra, gli Air Studios. Ricavati all’interno di una chiesa sconsacrata, sono la meta preferita di molti compositori di musiche da film. In questo caso Kris Bowers, vincitore dell’Oscar quest’anno per il miglior cortometraggio documentario The Little Repair Shop e già noto per la colonna sonora di Green Book. Sanders, che abbiamo incontrato subito dopo quest’ultima registrazione, era entusiasta della partitura e del film, come ci ha detto nel corso della nostra chiacchierata di fronte a una tazza di tè.

«Il robot selvaggio è tratto da un bellissimo libro per ragazzi scritto da Peter Brown che racconta la storia di Roz, un robot che a causa di un incidente si ritrova sperduto in una foresta. Roz è programmata per soddisfare tutte le richieste del suo padrone umano, ma gli unici esseri viventi che trova sono gli animali che popolano il luogo in cui si è persa, quindi decide di comunicare con loro, imparando tutti i loro linguaggi grazie alla sua intelligenza artificiale.

il robot selvaggio

Scopre così che le creature che la circondano sono terrorizzate dalla sua presenza. Mentre è inseguita da un orso grizzly, distrugge il nido di un’anatra. Si salva solo un uovo che decide di covare e poi di crescere ed educare l’anatra che ne nasce. È una metafora dell’essere genitori, perché come si dice non esiste un manuale per questo. Ma Roz è programmata per completare con successo quello che inizio, anche se in effetti non sa se lo sta facendo bene o male».

Sanders ci ha anche svelato che l’idea è quella di far continuare le avventure di Roz al cinema, dato che Brown ha scritto tre romanzi, incentrati sull’importanza dell’amicizia e sulla difesa del nostro pianeta, sempre più a rischio giorno dopo giorno. Ma parlare di sequel è prematuro.

Il robot selvaggio celebra anche i trent’anni di Dreamworks Animation

Un anniversario importante per un marchio che ha avuto e ha tutt’ora un ruolo fondamentale nell’industria cinematografica. Il Robot Selvaggio, dopo essere stato presentato al Festival del cinema d’animazione di Annecy, è andato anche al San Sebastian Film Festival e al BFI London Film Festival.

Chris, ne Il robot selvaggio si colgono molti elementi di altre fiabe, classiche e moderne, da le Creature Selvagge di Maurice Sendak al Pinocchio di Collodi. Partendo da un romanzo c’è comunque una sceneggiatura da fare. Quanto ci ha messo di suo nella scrittura?

La cosa più importante è individuare subito l’anima e il cuore del racconto. In questo caso è stato fondamentale poter parlare con Peter Brown che mi ha svelato qualcosa di non scritto nel romanzo. Peter teneva sempre presente che la gentilezza è una capacità fondamentale per la sopravvivenza. Questo mi ha illuminato e mi ha dato la possibilità di poter trasportare questo sentimento nella sceneggiatura.

C’è poi una cosa che il pubblico non può cogliere del processo di trasposizione di un romanzo sullo schermo. Al cinema abbiamo un tempo limitato per raccontare la nostra storia, quindi dobbiamo innanzitutto trovare il centro della narrazione, in questo caso il rapporto tra Roz e Brightbill, l’anatra. Poi si sceglie quali situazioni ed eventi mantenere e di quali si può fare a meno. E lo stesso vale per l’evoluzione dei personaggi. Fink, la volpe, per esempio, è sviluppato molto di più nel film, perché rappresenta l’essenza stessa dell’isola in cui Roz si perde, un luogo in cui devi imparare a sopravvivere oppure il tuo destino è morire.

Fink vede Roz come un’opportunità, salvo poi legarsi a lei in maniera profonda. L’importante, quando si scrive, è comunque far sì che tutto sia coerente. Ci deve essere una causa e un effetto, le cose non possono succedere senza una spiegazione.

Il gigante di ferro, Wall·E, e adesso Roz. Perché i robot sono così importanti nel cinema d’animazione?

Credo perché è molto facile per lo spettatore avere empatia per queste macchine che percepisce come vulnerabili. Non importa quanto avanzata sia la loro tecnologia e quanto potenti siano. La prima cosa che si coglie è l’innocenza. Roz, inoltre, è sempre giusta e cortese, come abbiamo detto, e questa cosa aiuta a stare sempre dalla sua parte e a introiettarsi nel personaggio.

E sono contento che tu abbia citato Il gigante di ferro, perché è uno dei pochi robot che ha delle articolazioni sul viso, può esprimere sentimenti attraverso delle espressioni. Per Roz invece ho voluto non fosse così, l’indicazione che ho dato agli animatori è che tutto dovesse passare attraverso i suoi occhi che sono di fatto due pallini, una convenzione abbastanza comune nell’animazione. E conoscendo il talento del team d’animazione, sapevo che non potevo fare loro regalo migliore del dare loro la possibilità di trasmettere emozioni attraverso la pantomima.

Ultima domanda sulla colonna sonora. Oggi la registrazione era tutta dedicata ai cori, bellissimi della partitura di Kris Bowers. La musica è un elemento fondamentale per Il robot selvaggio.

Ho imparato molto tempo fa l’importanza della musica nel cinema di animazione. Grazie alla musica puoi raccontare cose che le parole renderebbero banali o addirittura imbarazzanti. Per questo ho scritto la sceneggiatura con una quantità relativamente contenuta di dialoghi, per fare sì che sia la partitura a riempire quei vuoti. Kris Bowers mi era stato segnalato da Universal Music, dopo avere sentito i suoi lavori precedenti ho capito che ci saremmo trovati bene, ma Kris è andato ben oltre ogni mia più rosea aspettativa. In un film d’animazione è così: se trovi la giusta alchimia con i disegnatori e il compositore, la magia si crea da sola.